E chi se lo sarebbe mai aspettato: le azioni delle grosse imprese elettriche svizzere come Alpiq (maggiori azionisti: cantoni romandi, città e comuni e pure l’AIL detiene il 2%) e BWK (controllata per oltre la metà dal canton Berna) da inizio 2008 hanno avuto un andamento paragonabile a quello dell’UBS. Questo vuol dire che il loro corso si è attestato mediamente al di sotto delle ditte svizzere quotate in borsa. Da questa tendenza si possono trarre alcuni insegnamenti:

  1. Occorre andare cauti con affermazioni pesanti indirizzate al management sulla perdita di valori di un’azienda, solamente perchè il suo corso cala. Ovviamente tutti i settori sono esposti a fattori esterni che non si possono, o solo limitatamente, influenzare . Questo vale sia per i settori dell’economia reale che per le banche e le assicurazioni.
  2. Nulla è sicuro: il mondo degli affari è irto di rischi. Convinzioni come «dell’energia si ha sempre bisogno» che dipingono sicura e attrattiva la partecipazione economica alla fornitura d’energia sono erronee. I mercati internazionali dell’energia, che sono ben integrati in Svizzera, sono volatili. Il nostro Paese subisce l’andamento dei prezzi: essi vengono stabiliti a livello internazionale, in euro. La domanda nasce dalla situazione economica; l’offerta (e quindi i prezzi) viene stabilita dalle prestazioni delle centrali. Questo spiega la pressione sui prezzi di mercato. Inoltre il franco forte limita il margine di manovra a livello di prezzi.
  3. L’ultimo e più importante insegnamento: il tentativo dei cantoni di attuare una politica energetica indipendente risulta alquanto fallimentare. La regolamentazione dei mercati energetici avviene infatti a livello nazionale e in parte a livello internazionale, dove vengono stabiliti i prezzi. In un contesto di questo genere le strategie sono sostenute per lo più da motivi politici portando solo perdite di efficienza e limitazioni nel funzionamento del mercato.

D’altra parte si nota come i cantoni incorrano, nelle vesti di azionisti di maggioranza delle società di trasmissione, in rischi economici. Per esempio la partecipazione del canton Berna alla BKW si quantifica oggi in un quarto del valore che aveva a fine 2007 (da 4 a 1 miliardo). Questa perdita non risulta a bilancio in quanto viene riportata una partecipazione con valore nominale di poco più di 70 milioni di franchi. Se un cantone fosse obbligato a presentare la sua situazione finanziaria in modo trasparente come un’azienda privata (come sarebbe opportuno oggigiorno), il rischio per la sua partecipazione e per i contribuenti sarebbe sotto gli occhi di tutti. Tutto questo non appare economicamente sensato e sostenibile in una società aperta e competitiva, e non lo può essere nemmeno a livello statale. I dividendi non subirebbero mutazioni in quanto verrebbero recuperati con le imposte. I privati che differenziano i loro rischi sarebbero quindi gli attori più appropriati nel mercato dell’elettricità.

TRATTO DALL’ARTICOLO PUBBLICATO SULLA NEUE ZÜRCHER ZEITUNG DEL 31 DICEMBRE 2011 CHE RINGRAZIAMO PER LA GENTILE CONCESSIONE