Incontro ricco e vivace quello organizzato nel tardo pomeriggio di mercoledì dal «Circolo Liberale di Cultura Carlo Battaglini» presso le Ex cantine Lucchini a Pregassona. Il tema «Il valore dei valori-Una prospettiva liberale», la qualità dei relatori – Marina Masoni e Gerhard Schwarz, docente all’Università di Zurigo e direttore della think tank liberale «Avenir Suisse»- la conduzione stimolante di Moreno Bernasconi, ma anche i numerosi interventi del pubblico hanno offerto una bella occasione di riflessione sul lib eralism o e le sfide culturali e politiche del presente.

La circostanza per rilanciare il dibattito è stata la recentissima uscita (dicembre 2011) di «Der Wert der Werte- Über die moralischen Grundlagen der westlichen Zivilisation», una raccolta (curata dallo stesso Schwarz assieme a Karen Horn) di contributi di venti autori, che nell’orizzonte della crisi economica e finanziaria mondiale, si interrogano da diverse angolature sui fondamenti di una società che si voglia coesa e prospera. L’incontro ha fatto emergere questioni di grande rilevanza per il modo stesso di concepire il rapporto tra persona, società, politica.

Nell’introduzione, Bernasconi, riferendosi a recenti studi, ha ricordato come nella tavola dei valori lo statalismo avanzi nelle attese della gente, come pure la percezione di un’ingiustizia nei rapporti sociali, mentre indietreggia il senso della responsabilità individuale. Ciò sembra avvalorare la tesi di J.M. Buchanan, nobel dell’economia, quando parla di una «paura della libertà» e della tendenza a cercare nello Stato un surrogato di appartenenza e sicurezza dopo la «morte» di Dio e il declino dell’influsso delle Chiese.

La crisi economica – ha sottolineato Gerhard Schwarz nel suo intervento – ha favorito la perdita di fiducia nel sistema liberale e nei suoi valori, a favore di altre ideologie che, nel diffuso bisogno di sicurezza, sembrano offrire valori che meglio«parlano al cuore». Per questo occorre andare alla radice della questione della libertà.

Essa ha il suo punto nodale nel rapporto tra libertà, valori, responsabilità. Una società liberale necessita di valori condivisi e questi valori non può essere solo il mercato a produrli. I valori condivisi – nota Schwarz – ci risparmiano regole statali. Basta in fondo una sintonia a livello di pochi valori fondamentali. In questa prospettiva Schwarz suggerisce un interessante «decalogo» del liberalismo che ha come punti focali la libertà e dignità dell’uomo e della donna, la responsabilità individuale per il proprio destino, la dimensione sociale dell’uomo, la proprietà privata, la centralità della famiglia, il senso del limite morale, la «prospettiva temporale estesa oltre il margine del proprio tempo».

Marina Masoni nella sua appassionata difesa della libertà ha messo in guardia contro un relativismo che parifica tutti i valori: il liberale, anche se tollerante, non è neutrale nei confronti dei valori. Valore fondamentale è la libertà. Ma la libertà in questi ultimi decenni ha perso riconoscimento sociale. Complice la crisi finanziaria – e ancor prima lo scandalo Enron negli Stati Uniti – addossati come responsabilità alle politiche liberiste di deregolamentazione dell’economia e della finanza. Mentre, ha sottolineato con forza la relatrice, il liberalismo non ha nulla a che fare con l’affarismo spregiudicato e gli intrecci tra potere economico e politico all’origine di queste crisi. Affarismo che di volta in volta secondo la convenienza si allea con politiche più stataliste o liberiste. Un esempio, secondo la Masoni, di libertà senza responsabilità, che ha messo in crisi la concezione stessa di società liberale.

Di fronte a posizioni che parlano di libertà ma non la praticano o addirittura mettono sotto tutela la libertà, occorre difenderla con tutte le forze (libertà di espressione, proprietà privata individuale, libertà economica…). Questa difesa parte però dal recupero di un’etica della libertà, che metta al centro il nesso inscindibile tra libertà e responsabilità e il grande valore dell’essere umano, capace di riconoscere, senza che gli sia dettato dall’esterno, che cosa è meglio. Il totalitarismo, anche in versione soft – ha ammonito la Masoni – è sempre in agguato proprio con questa pretesa. Le domande del pubblico hanno poi aperto altre questioni che in questo breve spazio è impossibile riassumere.

Il dibattito, a mio avviso, ha fatto emergere la questione cruciale della differenza tra una libertà «nichilistica» che non deve rispondere a nessuno (e facilmente si rovescia nel suo contrario) e la libertà come responsabilità. Libertà che si autoregola, perché costitutivamente relazione, e non ha bisogno di camice di forza statali per evitare una permanente conflittualità.

Una libertà che per essere tale ha bisogno però di valori condivisi. Valori che, come sottolinea Schwarz in altri interventi, sono i presupposti dello Stato di diritto e sono maturati dentro la tradizione occidentale greco-giudaico-cristiana. Valori che devono essere custoditi e trasmessi nelle famiglie, nelle Chiese, in altre comunità di valori e offerti nel dibattito pubblico. Una bella sfida: ne va della democrazia e della libertà, per evitare il rischio, ben evidenziato da Marina Masoni, di una democrazia dissociata dalla libertà.

Questo articolo è apparso su «Giornale del Popolo» del 17 febbraio 2012.