Una nuova solidarietà: così sono state descritte le nuove sovvenzioni incrociate. In Svizzera parole come « solidarietà » e « nuovo » sono generalmente ben accolte. Ma se le persone attive vedono di buon occhio anche questi trasferimenti sistematici a favore dei pensionati, è ancora da verificare. Tuttavia le richieste per una nuova ridistribuzione non provengono soltanto dai sindacati.

Il progetto « Previdenza per la vecchiaia 2020 » del Consiglio federale prevede nuove sovvenzioni incrociate nel primo come nel secondo pilastro. Fra le diverse misure, l’aumento a 65 anni dell’età pensionabile per le donne dovrebbe portare nelle casse dell’AVS circa un miliardo di franchi supplementare. Quasi la metà, 400 milioni, dovrebbe essere equamente ridistribuita per agevolare la pensione anticipata delle « persone che lavorano a lungo e conseguono redditi medio – bassi ». Esiste certamente una correlazione tra reddito e speranza di vita. Ma per quale motivo bisogna compensare proprio questa misura socio-demografica? Ce ne sarebbero molte altre: gli uomini vivono in media quattro anni in meno delle donne, ma ricevono le stesse rendite e devono lavorare più a lungo. Anche le persone che soffrono di diabete, hanno la pressione alta, o sono in sovrappeso hanno una speranza di vita inferiore. La lista di fattori di rischio statisticamente rilevanti potrebbe essere allungata a piacimento. Nessuno però pretende rendite più elevate e pensioni anticipate per queste persone. La scelta di determinati criteri per l’adattamento delle rendite AVS è arbitraria. Apriamo dunque un vaso di Pandora che dovrebbe condurre alla fine a una fissazione individuale delle rendite. Individualità invece di solidarietà. Questa logica vale per l’assicurazione sulla vita del terzo pilastro ed è una buona cosa. Bisogna tuttavia guardarsi dagli esperimenti con l’AVS, anche quando ci appaiono equi.

Nel secondo pilastro la riduzione dei tassi di conversione dovrebbe essere attutita attraverso misure di compensazione. In particolare per la generazione di transizione, definita dal progetto di riforma a partire dai 40 anni di età (corrispondente a un periodo di transizione di ben 25 anni!) la pillola dovrebbe essere indorata da un sistema di ridistribuzione supplementare. Il Consiglio federale stima il bisogno di finanziamento a 320 milioni di franchi l’anno, un importo nell’ordine di grandezza della nuova solidarietà dell’AVS descritta sopra. Tutte le casse pensioni dovrebbero partecipare al finanziamento di un pool centralizzato, anche quelle che anticipano autonomamente lo sviluppo demografico e che hanno già diminuito i loro tassi di conversione. Secondo il progetto di riforma dovrebbe beneficiarne soltanto chi riceve delle rendite piuttosto che chi ha riscattato il proprio capitale. E questo nonostante tutti i lavoratori collaborino al finanziamento della generazione di transizione. Il lavoratore edile straniero che lascia la Svizzera al momento del suo pensionamento e riscuote il suo capitale della previdenza professionale, contribuirà al sovvenzionamento delle rendite degli accademici che ricevono la propria pensione sotto forma di rendite. Le nuove solidarietà creano sempre nuove ingiustizie.

La riforma dell’AVS e della previdenza professionale è urgente, poiché entrambe le assicurazioni sociali non tengono conto dello sviluppo della speranza di vita e dei rendimenti sui mercati dei capitali. Sarebbe bello se l’ammodernamento della previdenza per la vecchiaia prendesse meglio in considerazione i diversi profili degli individui. Per questo, un’età pensionabile e dei contributi salariali flessibili (i quali sarebbero meno dipendenti dall’età) sono miglioramenti auspicabili. Costose ridistribuzioni per l’ampliamento delle prestazioni o generose disposizioni transitorie compromettono l’obiettivo primario della riforma: il finanziamento sostenibile del primo e del secondo pilastro.

Questo articolo è apparso su « Schweizer Versicherung » di gennaio 2014 con il
titolo di « Blendwerk par excellence ».