In Svizzera esiste un settore che cresce in modo particolarmente veloce e che non deve temere il confronto internazionale: quello della regolamentazione. Ogni anno si aggiungono fino a 7000 pagine di diritto federale – corrispondenti a 140 pagine per settimana. Queste cifre non prendono in considerazione i cantoni e i comuni e tutte quelle istituzioni di sorveglianza attive in termini di regolamentazione come Finma, ElCom e ComCom.
Che vi sia la necessità di intervenire è indiscutibile anche a livello politico, poiché la marea normativa rappresenta un vero pericolo per la competitività della Svizzera. In numerose classifiche la Svizzera mantiene ancora le prime posizioni, ma da qualche tempo vi è sempre più la tendenza a distanziarsi. Nel «Doing Business Index» della Banca Mondiale, la Svizzera è retrocessa dall’undicesima posizione nell’anno 2005 alla ventinovesima nel 2014.
Le precedenti misure per arginare la regolamentazione ad oltranza si sono rivelate inefficaci. La valutazione delle conseguenze regolamentari introdotte in seguito alla revisione della Costituzione è niente più che una tigre di carta e si è dimostrata essere poco praticabile. Vi sono tre cause per il persistente eccesso di regolamentazione: innanzitutto esiste un conflitto d’interessi basilare, poiché con l’abolizione delle regolamentazioni le autorità metterebbero in discussione il loro stesso lavoro. Secondariamente, a causa dei trattati e delle norme internazionali, anche la globalizzazione incoraggia una certa regolamentazione. In terzo luogo, per le imprese le regolamentazioni sono un mezzo provato per proteggersi dalla concorrenza.
Il documento di lavoro di Peter Buomberger, Senior Consultant per Avenir Suisse, presenta misure efficaci – in parte già testate all’estero – per frenare la mania di regolamentazione. Le tre principali sono:

1. Un controllo preventivo della qualità della regolamentazione: Le conseguenze delle regolamentazioni in Svizzera sono calcolate con metodi in parte molto dispendiosi. Come alternativa – e come primo passo – si propone un’analisi standardizzata del rapporto costi benefici, in forma di un «controllo di qualità» semplice e disponibile nel processo di regolamentazione.
2. Un’autorità di controllo indipendente: Se un «controllo di qualità» venisse condotto da un’autorità indipendente, i conflitti d’interesse potrebbero essere evitati. Un buon esempio di un ufficio di valutazione indipendente è quello di «Actal» nei Paesi Bassi. Anche Gran Bretagna, Svezia e Germania conoscono istituti simili.
3. L’introduzione di un «freno alla regolamentazione»: Come automatismo istituzionale, il freno all’indebitamento ha già dimostrato grande efficacia. In modo analogo potrebbero essere definiti un massimo per ulteriori regolamentazioni e un valore limite per il carico amministrativo delle aziende.

L’economia Svizzera si trova davanti a una serie di sfide, sulle quali può però avere solo un’influenza parziale: le relazioni con i principali partner commerciali, le insicurezze geopolitiche o il franco svizzero forte. È quindi tanto più importante che il fattore determinante regolamentazione, che può essere ancora gestito in modo attivo, riceva la più alta priorità. Così almeno la strategia energetica 2050, l’iniziativa sull’immigrazione di massa e la LSF/LFin potrebbero essere applicate nel modo più efficiente possibile.