Si teme che l’alloggio diventi troppo oneroso per il ceto medio. In realtà il potere d’acquisto negli ultimi anni non è diminuito, mentre ci si concentra sempre più negli agglomerati urbani.

Mercato immobiliare e immigrazione. Due parole che negli ultim i m esi sono state spesso, negativamente, associate. La paura, in parte motivata dai daticome scrivevamo già sul GdP del 9 marzo 2011 , nasce dal fatto che con la libera circolazione delle persone si è assistito ad un’ondata migratoria consistente. Le persone che giungono in Svizzera sono per lo più giovani tra i 25 e i 35 anni, l’età in cui si crea una famiglia. Molti di loro sono inoltre lavoratori qualificati i cui stipendi elevati fanno lievitare i prezzi degli affitti nelle città.

L’immigrazione sembrerebbe quindi essere un fattore determinante non solo per lo sviluppo demografico, ma anche per la domanda del mercato immobiliare del nostro Paese. Le preoccupazioni maggiori sono riversate sui ceti medi, per i quali si teme che l’alloggio diventi troppo oneroso se non inaccessibile.

Sembrerebbe, dicevamo, perché secondo uno studio di Avenir Suisse il «think thank» per questioni sociali ed economiche pubblicato qualche giorno fa, le cose non stanno proprio così.

Se è vero che a partire dal 1970 si legge nel paper «Migrazione, alloggi e benessere» gli affitti sono lievitati, è vero anche che i salari hanno registrato una crescita. Come dire che il potere d’acquisto non è variato negli ultim i decenni e l’aumento degli affitti non è altro che il risultato di una crescita del benessere generale.

L’aumento dei prezzi e la carenza degli alloggi, per lo più erroneamente attribuiti alle conseguenze del mercato immobiliare che individua negli immigranti benestanti i «colpevoli», sono invece spesso il risultato di una sbagliata regolamentazione degli affitti.

Negli ultimi decenni si è assistito ad un rincaro reale degli affitti del 2,5 % all’anno, causato da un’attività edilizia in via di rallentamento. Una diminuzione, secondo lo studio, legata al fatto che il maggior numero di richieste di realizzazione avviene negli agglomerati urbani, dove vi è una regolamentazione più stretta e dove quindi è anche più oneroso costruire.

A destare preoccupazione sono dunque anche gli spazi, per i quali si nota una tendenza all’esaurimento dei terreni edificabili. In uno studio di Credit Suisse, che a marzo di quest’anno già analizzava le conseguenze della libera circolazione sul mercato immobiliare svizzero, si legge che la crescita del num ero di allogginon sarà equamente distribuita in tutte le zon e, m a sotto starà alla legge dell’attrattività. Ad esaurirsi quindipiù rapidamente saranno le aree attorno alla città di Zurigo o al Lemano.

La soluzione, astratta dal contesto sociale, sembra semplice: occorrerebbe espandersi verticalmente, costruendo edifici più alti.

Una soluzione, questa, contemplata anche da Avenir Suisse che conclude il suo studio affermando che la Svizzera per mantenere il suo benessere, dovrà far fronte ad un conflitto di interessi. «Dei tre obiettivi degli affitti modesti, di un uso parsimonioso del terreno e di una crescita attraverso l’apertura (la manodopera specializzata straniera, ndr.) è possibile perseguirne solo due. E l’alternativa migliore è costituita in questo contesto dall’addensamento dello spazio urbano». Basti pensare che attualmente a Zurigo solamente la metà di tutti gli edifici abitabili ha più di due piani.

Quest'articolo è apparso sul «Giornale del Popolo» del 23 luglio 2011.