Piuttosto che di una spesso invocata indipendenza energetica la Svizzera necessita di un’integrazione più sistematica nel mercato energetico europeo. Le riserve fossili sono limitate e il fabbisogno delle economie emergenti cresce: questi fattori creano insicurezza attorno all’approvvigionamento energetico. Alle nostre latitudini sembra mancare una strategia coerente visto che molti approcci tralasciano per esempio l’importanza del contesto internazionale e le modalità di funzionamento dei mercati. La pubblicazione di Avenir Suisse «Energiesicherheit ohne Autarkie – Die Schweiz im globalen Kontext» analizza dal canto suo le strutture di approvvigionamento nazionali e globali per il petrolio, il gas e l’energia elettrica e i possibili rischi per la Svizzera. Su queste basi vengono esaminate, con riferimento ai loro costi, alla loro efficacia e al loro finanziamento, alcune misure volte a incrementare la sicurezza degli approvvigionamenti. In questo contesto viene evidenziato anche come i margini di manovra a disposizione di un piccolo Paese come il nostro nell’ambito della politica energetica siano limitati.

Sicurezza degli approvvigionamenti

In Svizzera le discussioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti hanno ruotato finora soprattutto attorno all’energia elettrica. A fronte della prevista chiusura di alcune centrali nucleari, il Paese rischia di dipendere sempre più dalle importazioni. Per questo, e viste le crescenti incertezze che aleggiano a livello internazionale, emerge sempre più spesso a livello politico la richiesta di un’indipendenza energetica. Mentre alcuni auspicano risparmi più sistematici, altri chiedono invece un’indipendenza energetica intesa come un’autarchia degli approvvigionamenti, da realizzare con l’ampliamento delle piccole centrali (fotovoltaico, energia eolica) oppure, al contrario, attraverso la costruzione di nuove, grandi centrali elettriche. Avenir Suisse dimostra tuttavia che tutti questi approcci peccano di una certa miopia. Da una parte la crescita economica e del benessere devono poter fare affidamento anche in futuro sull’energia, nonostante gli aumenti di efficienza realizzati. D’altra parte, la Svizzera non può venir considerata un’isola sotto il profilo energetico, né per il petrolio, né per l’elettricità. L’autarchia energetica non sarebbe né tecnicamente né tanto meno economicamente possibile, visto che gli svizzeri sarebbero chiamati alla cassa per sostenere dei costi enormi. Bisogna rendersi conto che da un lato le energie fossili sono destinate anche in futuro a svolgere un ruolo importante a livello mondiale; dall’altro petrolio, gas, carbone ed elettricità sono legati tra loro da stretti rapporti d’interdipendenza, poiché anche in Europa la maggior parte delle centrali elettriche continua a funzionare a energia fossile.

Investimenti rischiosi

L’analisi evidenzia ad esempio, come non sia possibile espandere a piacimento le scorte senza portare scompensi all’economia nazionale. Inoltre, spesso si tende ad associare alla proprietà statale delle infrastrutture una maggiore sicurezza anche se non vi è nessuna evidenza di questo. La sicurezza degli approvvigionamenti richiede soprattutto investimenti e questi sono naturalmente connessi con incognite notevoli sui mercati internazionali aperti: questi rischi non dovrebbero pertanto essere sostenuti dai Cantoni, bensì da azionisti privati e venir diversificati. Anche i crescenti investimenti all’estero delle società svizzere di approvvigionamento energetico è accompagnato da rischi economici e non offrono un vantaggio diretto in termini sicurezza degli approvvigionamenti interni, poiché i rischi più significativi della logistica dei trasporti permangono.

I vantaggi dell’atomica e nuove forme di finanziamento

Nel contesto svizzero le energie rinnovabili non potranno garantire neppure in futuro una sicurezza (finanziabile) degli approvvigionamenti. Il potenziale di espansione di queste tecnologie risulta modesto: sia per la più economica energia eolica che per il più caro fotovoltaico, ritenuto, a torto, più potente. Le centrali a gas offrono dal canto loro una sicurezza solo limitata degli approvvigionamenti, perché esso nel contesto europeo e in particolare in quello svizzero è tutt’altro che garantito. Per il nostro Paese è probabilmente più vantaggioso puntare sull’energia atomica, proprio perché in Europa vengono costruite sempre più centrali a gas. L’autarchia energetica è però piuttosto legata alle economie di scala connesse con le grandi centrali elettriche che potrebbero essere sfruttate in modo efficace unicamente se la Svizzera si integrasse in modo ancora più sistematico nel mercato europeo. A causa del crescente fabbisogno di energia di regolazione e/o di riserva si corre altrimenti il rischio di far lievitare i prezzi. Proprio a causa della crescita del commercio di energia elettrica, appetibile sotto il profilo macroeconomico, sono necessarie nuove forme di finanziamento delle reti (società di rete quotate, tariffa di rete per i produttori) al fine di impedire che ai consumatori locali vengano addebitate spese superiori e ingiustificate. Questa stretta interconnessione nel mercato europeo esige in ultima analisi un maggior coordinamento con la politica energetica europea. Questo non sussiste però soltanto a livello di estensione della rete, bensì anche nel caso delle infrastrutture di magazzino, in particolare nel caso del gas, dove la Svizzera oggi non dispone di scorte strategiche.

Questo articolo è apparso su «Ticino Business» del 1. marzo 2011.