Grazie alle sue buone condizioni quadro la Svizzera miete grandi successi nella concorrenza globale tra piazze economiche e raggiunge quasi sempre posizioni di punta nei ranking internazionali. L’arrivo di aziende e manodopera porta però anche qualche effetto collaterale. A fronte di conseguenze quali la pressione sugli insediamenti, gli imbottigliamenti del traffico e lo stress da densità, sempre più abitanti si domandano se la Svizzera non stia pagando un prezzo troppo alto per la sua attrattiva.

L’opuscolo «Calamita Svizzera: la Svizzera nella concorrenza internazionale tra piazze economiche» mostra che l’arrivo di manodopera qualificata è solo una (seppur importante) delle sfaccettature che spiegano l’appetibilità della piazza economica elvetica. Il Paese attrae infatti anche altre attività economiche e fattori di produzione mobili, tra cui sedi centrali di società, stabilimenti produttivi, investimenti finanziari e privati facoltosi. A titolo di esempio un miliardario su dieci al mondo vive in Svizzera e un quarto (27%) di tutti gli investimenti finanziari operati a livello internazionale è gestito dalla piazza finanziaria elvetica.

Un’economia di «pensatori e decisori»

Da diversi anni la Svizzera presenta una concentrazione di società attive a livello internazionale unica. La loro importanza è addirittura in aumento: dal 2003 al 2009 ben 269 società straniere hanno deciso di trasferire la loro sede centrale nel nostro Paese. La Svizzera si sta così trasformando sempre più in un’«economia di pensatori e decisori» dalla quale vengono dirette le reti societarie internazionali. Questo porta alla creazione di numerosi posti di lavoro ad alto valore aggiunto nel nostro Paese. Un indicatore di questo andamento è costituito dal volume di investimenti diretti, che in Svizzera corrisponde al 164% del PIL. La Svizzera si posiziona così davanti alla Germania (41%) e all’Austria (44%), ma supera di parecchio anche altri Paesi ricchi e fortemente internazionalizzati come la Svezia (91%) o i Paesi Bassi (108%).

La Svizzera: una fabbrica d’impieghi

Dal 2002 al 2007 l’economia svizzera ha creato 350’000 nuovi posti di lavoro che sono stati occupati al 60% da immigrati: un’ora di lavoro su quattro è prestata da lavoratori stranieri. L’immigrazione dovuta alla libera circolazione delle persone ha assicurato alla Svizzera un bonus per la propria crescita. Se prima del 2004 (con l’abolizione della priorità ai lavoratori indigeni) la crescita della Svizzera era inferiore a quella media dell’eurozona, da allora essa si situa al di sopra di essa. Questo fenomeno è legato anche al cambiamento intervenuto nella composizione degli immigrati: visto che l’immigrazione nell’ambito della libera circolazione delle persone è legata al mercato del lavoro, negli ultimi anni sono giunti in Svizzera molti lavoratori qualificati. Nel giro di 10 anni (1998–2008) la percentuale di immigrati giunta nel nostro Paese per motivi lavorativi è più che raddoppiata dal 21% al 49% circa. Negli ultimi 15 anni la percentuale di lavoratori immigrati con un grado di formazione terziario è inoltre passata dal 21% al 56%.

Effetti di scarsità e «stress da densità»

Tra i vantaggi economici di questo «magnetismo delle risorse » vi sono una crescita importante oltre che le buone condizioni in cui versano i bilanci pubblici e l’apporto alle casse dello Stato sociale. Sempre più spesso si manifestano tuttavia anche effetti collaterali, come ad esempio problemi di capacità nel settore dei trasporti, dispersione insediativa, aumento dei prezzi immobiliari e i timori di un’eccessiva presenza straniera. Vi sono pertanto delle analogie con altre piazze «premium» come Singapore, Londra o l’area metropolitana di Monaco di Baviera. Con l’aumento della popolazione, proprio in un piccolo Paese densamente popolato come la Svizzera si manifestano anche «effetti di scarsità». A fronte dei continui, forti flussi migratori, il numero di abitanti della Svizzera è aumentato negli ultimi 30 anni di 1,5 milioni. Questa cifra corrisponde a una crescita pluriennale di 50’000 persone all’anno, ma negli ultimi anni la crescita è stata addirittura superiore. Conseguentemente intensa è stata l’attività edilizia: mentre la superficie urbana alla fine del millennio si espandeva ancora al ritmo di 13 km2 all’anno, da allora (2002–2008) essa è annualmente aumentata di 27 km2. I timori di una sovrappopolazione vanno tuttavia relativizzati, un esempio esplicativo è che la popolazione svizzera è pari a quella di Londra, la cui superficie equivale tuttavia soltanto a quella del Cantone di Zurigo. L’aumento della popolazione comporta tuttavia anche una cementificazione del paesaggio e forti sollecitazioni sulle infrastrutture, accentuando così sviluppi peraltro già presenti in virtù di una politica di azzonamento non coordinata e di un eccessivo sfruttamento delle infrastrutture di trasporto dovute a importanti sovvenzioni (oltre il 50% dei costi della ferrovia). Alcuni degli effetti negativi si concentrano soprattutto in alcuni «hot spot» come Ginevra, Zurigo e in altre zone caratterizzate da imposte contenute dove i prezzi immobiliari sono aumentati mentre nel resto del Paese l’evoluzione è stata decisamente più moderata. Al netto dell’inflazione, e con la sola eccezione della regione del Lemano, i prezzi si situano ovunque circa allo stesso livello della metà degli anni 1980.

Pubblicazione

Il leporello «Calamita Svizzera» con ulteriori cifre, fatti e confronti può essere scaricato dal nuovo sito Internet di Avenir Suisse (www.avenir-suisse.ch) o ordinato via mail: assistent@avenir-suisse.ch.

Questo articolo è apparso su «Ticino Business » di 20. luglio 2011.