Alle nostre latitudini se si parla di «liberale» o «liberalismo» si pensa subito, senza indugio, ad un partito specifico. Ma in fondo questa è una corrente di pensiero che soprattutto oggigiorno non sembra poter venire racchiusa in una sola forza partitica.

Allora cosa vuol dire attualmente essere liberali? Il concetto in sé è senza tempo: oggi come ieri significa in due parole credere fermamente nei diritti di libertà e cercare di limitare il potere dello Stato per poter promuovere l’iniziativa individuale. La musica quindi non cambia.

È quindi mutato chi fino a ieri vi credeva e si sentiva rappresentato dal liberalismo? Sì. Se gettiamo uno sguardo indietro, la storia ci insegna che questa corrente di pensiero nasce come ideale della borghesia che combatteva le monarchie assolute e i privilegi dell’aristocrazia. Quindi un classico appartenente al ceto medio di oggi, cioè chi allora aveva una piccola attività, un commercio proprio oltre che i liberi professionisti era un classico sostenitore del liberalismo.

Oggi la classe media si è, a detta degli individui stessi espansa, nel senso che tutti credono di far parte di questa fascia di popolazione «bistrattata» che si trova nel bel mezzo del «sandwich» che così appetitoso non sembra essere. D’altro canto, a detta degli studiosi il ceto medio va via via assottigliandosi, perdendo anche lo slancio verso la parte alta della scala sociale che lo contraddistingueva. La classe media finora rappresentata dai partiti borghesi «classici» sembra desiderare sempre e ancora la protezione da un eccessivo peso statale e vedere tutelata la proprietà privata, ma questo pare non bastare più. Mentre spuntano al centro dell’asse politico svizzero (e nei suoi dintorni) il Partito Verde Liberale e il Partito Borghese Democratico e aumentano i consensi ai movimenti di destra, i partiti borghesi originariamente ben ancorati al centro-centrodestra sembrano perdere costantemente terreno.

Cosa sta succedendo? Forse il ceto medio non si sente più rappresentato da queste formazioni politiche? I partiti borghesi non sono abbastanza liberali? Oppure lo sono troppo, troppo persi nelle loro elucubrazioni filosofiche da aver perduto di vista le preoccupazioni e i reali problemi che deve affrontare quotidianamente la gente? Credo entrambi gli aspetti. Occorre ritrovare da una parte le proprie origini e le proprie convinzioni, tornare ad avere una visione liberale del mondo solida e coerente ma anche moderna e non essere liberali solo a parole, o ad interim interpretando questo concetto in modo arbitrariamente individuale.

E dall’altra parte si deve rendere il liberalismo più applicabile alle mutate sensibilità e alle nuove esigenze della popolazione, facendo capire che esso è più vicino alla gente di quanto si creda. Il liberalismo ha un futuro, lo deve avere. E i partiti borghesi classici, con un po’ di impegno, pure.

Questo articolo è apparso su «Ticino Business» del 24. giugnio 2011.