I rischi e gli effetti collaterali delle sovvenzioni sono spesso sottovalutati. Nella maggior parte dei casi a beneficiarne sono pochi, mentre i costi vengono invece distribuiti ad annaffiatoio. In aggiunta, il più delle volte il rapporto costi-benefici risulta svantaggioso: regolarmente accompagnate da effetti inerziali e di spiazzamento, distorcono i mercati e portano quindi a un’allocazione inefficiente delle scarse risorse. Nell’ultimo studio di Avenir Suisse sulla predilezione del nostro Paese per le sovvenzioni, Samuel Rutz affronta la carente consapevolezza dei Confederati in merito agli effetti potenzialmente nocivi delle sovvenzioni e delinea sei possibili interventi di riforma.

Le sovvenzioni – chiamate anche aiuti statali dall’Ue – abbracciano tutti i vantaggi economici che lo Stato accorda a determinate aziende e di cui queste non beneficerebbero in condizioni di mercato normali. Oltre ai classici pagamenti diretti si annoverano in particolare i prestiti pubblici a condizioni preferenziali, le garanzie e le fideiussioni statali, gli sgravi fiscali e le iniezioni di liquidità a favore di imprese insolventi o sovraindebitate.

La pandemia: un terreno fertile per le sovvenzioni

Le agevolazioni varate in periodo pandemico hanno riportato in auge le sovvenzioni, socialmente accettate e poi sbandierate dalla politica come panacea universale. Se da un lato a livello federale l’assegnazione è in parte ben regolamentata, sul piano cantonale e comunale assistiamo di fatto a una situazione di piena libertà. I cantoni applicano pertanto diversi regimi che i Paesi limitrofi hanno abbandonate da tempo a causa degli effetti distorsivi sulla concorrenza. Si pensi in particolare alle garanzie dello Stato per le banche cantonali oppure all’esenzione fiscale per le aziende parastatali.

Tagliare i rami secchi

Le sovvenzioni non solo generano distorsioni, ma rappresentano sempre più un fattore di rischio per un Paese che deve poter contare su un accesso possibilmente privo di ostacoli al mercato estero. In molte regioni del mondo le imprese sovvenzionate dallo Stato sono sempre meno benvenute. Lo stesso dicasi per l’Ue – pur sempre il principale partner commerciale della Svizzera – che ha recentemente pubblicato un libro bianco sulle modalità di approccio alle distorsioni del mercato interno dovute alle sovvenzioni di terzi. In altre parole, la Svizzera ha un interesse intrinseco ad avviare delle riforme in tal senso.

Le seguenti proposte di riforma dovrebbero quindi essere seriamene prese in considerazione:

  1. La trasparenza è un requisito per poter decidere sull’efficacia di singole misure. Se sul piano federale è parzialmente garantita, a livello cantonale gli aiuti devono essere documentati in maniera sistematica.
  2. Occorre esaminare gli effetti delle sovvenzioni sulla concorrenza – in particolare a livello cantonale.
  3. Data di scadenza delle sovvenzioni («clausola di durata massima»). L’effetto disciplinante di questa misura potrebbe essere rafforzato adottando l’approccio «one in, one out».
  4. Nessuna ulteriore sovvenzione per le aziende attive a livello internazionale come compensazione per l’imminente applicazione della tassa minima globale del 15%.
  5. Nessun vantaggio concorrenziale dovuto alle sovvenzioni per Confederazione, Cantoni, Comuni come pure imprese pubbliche nell’esercizio di attività private (principio della «neutralità competitiva»).
  6. Se i provvedimenti appena elencati non dovessero esercitare sufficiente pressione regolatoria occorre valutare l’introduzione di una normativa svizzera indipendente sugli aiuti statali, sul modello di quella in vigore nell’Ue o del «Subsidy Control Bill» britannico.