Lo scorso 28 settembre si è svolto il Colloquio Ticinese di Avenir Suisse intitolato «TrasporTI domani». In occasione della caduta dell’ultimo diaframma nel tunnel del San Gottardo e prendendo spunto dal volume intitolato «Verkehrt» di Rico Maggi e Angelo Geninazzi uscito qualche mese fa (ora è disponibile una versione breve anche in lingua italiana), Avenir Suisse ha voluto chinarsi su un tema attuale e di estrema importanza per il futuro del nostro Paese: la viabilità.

La sottoscritta ha aperto la manifestazione ripercorrendo alcune tappe storiche nell’evoluzione della mobilità nel canton Ticino ponendo in particolare l’accento sullo sviluppo del traffico attraverso il San Gottardo, massiccio che divide e allo stesso tempo unisce il Ticino con il resto della Svizzera.

Rico Maggi, Direttore dell’Istituto di Ricerche Economiche e Decano della facoltà di economia dell’Università della Svizzera Italiana, quale primo relatore della serata ha evidenziato quali sono gli anelli deboli dell’attuale politica dei trasporti svizzera. Detto in due parole: essa non è sostenibile a lungo termine, costa troppo poco e incentiva la crescita del traffico. Maggi ha rilevato come nel nostro Paese abbiamo dei trasporti pubblici di prim’ordine che arrivano nelle case di praticamente ogni svizzero ma vengono finanziati da un fondo che parrebbe essere senza fondo.

Ma come fare a modificare questa situazione? Una delle risposte possibili sarebbe l’introduzione di un mobility pricing (una tassa commisurata alle prestazioni), così che che non siano più tutti i contribuenti a pagare per la mobilità, bensì gli utilizzatori del servizio. Come detto da Maggi, l’offerta di un ottimo servizio publico sembra essere legittima ma dopo una prima analisi si giunge alla conclusione che in fondo lo Stato sussidia per vivere fuori città e questo non è per nulla ecologico. Bisognerebbe porsi qualche interrogativo in più sulla possibilità di “densificare” le città, e coloro che desiderano vivere al di fuori degli agglomerati dovrebbero però assumerne i costi. Come in ogni economia di mercato, lo Stato dovrebbe garantire un servizio minimo ma per ottenere delle prestazioni migliori occorre attingere al proprio borsellino.

Riccardo De Gottardi, direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità ha dal canto suo illustrato una panoramica delle opere in fase di realizzazione sul territorio svizzero. Secondo De Gottardi occorre chinarsi sulla questione della reale capacità dell’attuale infrastruttura a Nord e a Sud visto che avremo a disposizione una tra le reti ferroviarie più moderne al mondo. Una delle preoccupazioni più importanti arriva in questo ambito da Berna: senza finanziamenti federali non si andrà molto lontano. Cosa succederà dopo il 2017? Quello che per ora è sicuro è che i tempi di percorrenza tra le località verranno ridotti in modo sostanziale e che vi sarà una rivalutazione dei comparti territoriali, oltre che delle stazioni più moderne. Insomma, occorre ricordarsi che Alptransit non sarà solo un progetto trasportistico e nemmeno la soluzione a tutti i problemi di mobilità.

A seguire Moreno Bernasconi, Caporedattore della redazione Confederazione del Corriere del Ticino ha moderato una discussione dal titolo “Un Ticino su strada o su rotaia?” animato da Rico Maggi e Riccardo De Gottardi, oltre che dai due Granconsiglieri Carlo Lepori del Partito Socialista e membro dell’iniziativa delle Alpi e Fabio Regazzi del Partito Popolare Democratico, Presidente di Aquanostra e imprenditore.

La differenziazione delle tariffe e l’aumento dei prezzi della mobilità, cioè un cambiamento di paradigma è secondo Regazzi un’utopia. La politica sta andando inesorabilmente in un’altra direzione e in caso di una riforma della politica dei prezzi nei trasporti, i costi verrebbe dirottati sull’economia, e questo lascia aperte diverse perplessità. Carlo Lepori condivide le proposte del Prof. Maggi: la mobilità oggigiorno costa troppo poco, sono necessarie delle riflessioni a lungo termine, delle visioni anche in ambito di pianificazione del territorio. Il fatto di avere a disposizione delle strutture di prim’ordine sia per quanto riguarda la strada che la ferrovia è un lusso. Si è giunti a questa situazione per il semplice fatto che non si voluto decidere in modo chiaro per una o l’altra via (strada vs. rotaia). Anche in vista della prospettata chiusura per alcuni anni della galleria autostradale del Gottardo si arriva a discutere delle reali possibilità di trasferire le merci dalla strada alla rotaia. Regazzi quale imprenditore ha sottolineato come non tutto sia trasferibile. È purtroppo un’illusione pensare di dirottare qualsiasi merce sul traffico ferroviario: quindi l’unica soluzione possibile e veramente concreta appare il raddoppio della galleria del San Gottardo.

Sia Lepori che De Gottardi tengono però a sottolineare come sia prematuro fare “il funerale” del trasferimento prima del tempo. Secondo Lepori bisogna in ogni caso cercare di diminuire i trasporti, anche se, come rileva Regazzi, grazie alle evoluzioni tecniche si è riusciti a ridurre le emissioni nocive in modo importante. Dal pubblico si leva qualche considerazione critica sul fatto che gli operatori del settore vengano poco interpellati nelle discussioni riguardanti la mobilità, nonostante il fatto che essi ne siano confrontati giornalmente. Gli interrogativi in sospeso sono quindi ancora molti e Alptransit non è la panacea per ogni male.

Questo articolo è apparso su «Ticino Business» del 9. novembre 2010.