Per raccogliere alcune valutazioni sullo stato delle relazioni tra la Svizzera e la Germania, Ticino Management ha posto alcune domande a Rudolf Walser, senior consultant di Avenir Suisse, think tank indipendente che si impegna per lo sviluppo sociale ed economico della Svizzera. Walser ha ricoperto diverse funzioni direttive in ambito accademico, economico e amministrativo, tra cui quella di capo economista presso Economiesuisse.
Da qualche anno i rapporti tra Svizzera e Germania non sembrano più idilliaci come prima…
Forse può apparire così se si considerano solo alcune questioni puntuali, ma ricordo che dal punto di vista economico, scientifico, culturale, sociale e politico tra la Svizzera e la Germania esiste oggi come ieri una fitta rete di legami. Per questo non credo che si possa parlare in termini generali di un peggioramento delle relazioni tra i due Paesi. Nell’ambito economico i rapporti continuano ad essere molto buoni e a svolgersi praticamente senza ostacoli, se si considerano gli scambi commerciali reciproci, gli investimenti diretti transfrontalieri e la cooperazione nella ricerca.
L’accordo raggiunto tra i due Paesi sul traffico aereo che fa capo all’aeroporto di Kloten (che dovrebbe ridurre i disagi per i territori tedeschi sorvolati dagli apparecchi) si propone di risolvere uno dei problemi sorti tra i due Paesi. Riuscirà a raggiungere l’obiettivo?
L’accordo viene senza dubbio vissuto da ambo le parti in maniera molto emozionale. Sarebbe comunque fortemente auspicabile che su questa base si sviluppi una discussione oggettiva e si giunga infine ad una soluzione con la quale entrambi i Paesi possano convivere.
Nel complesso come giudica le relazioni politiche odierne tra Svizzera e Germania?
Nel campo politico-diplomatico vi sono certamente in questo momento dei contrasti, in particolare ovviamente per la questione fiscale. Senza dubbio oggi la Svizzera, a causa della forte integrazione nell’Ue che ha interessato i nostri vicini tedeschi, non beneficia più in Germania della stessa attenzione e probabilmente nemmeno dello stesso “goodwill” di cui godeva nell’immediato dopoguerra.
In relazione all’accordo fiscale tra i due Paesi, vi sono diversi esperti di finanza che sostengono che in realtà ancora prima della ratifica una parte dei capitali tedeschi depositati in Svizzera siano già stati trasferiti verso altre destinazioni. Cosa ne pensa?
In mancanza di dati statistici certi è difficile rispondere alla domanda e nemmeno le ipotesi formulate da coloro che si “autonominano” esperti aiutano. Ma credo che non vi sia nessuna ragione per dubitare delle affermazioni del Segretario di Stato Michael Ambühl, secondo il quale non si sono registrati deflussi degni di nota.
Pensa che le relazioni con la Svizzera potranno diventare un tema della prossima campagna elettorale tedesca?
Credo che le nostre relazioni non siano di per sé così importanti da diventare un significativo terna della campagna elettorale… Bisogna comunque ricordare che la questione della distribuzione dei redditi avrà un ruolo rilevante nella campagna e per questo anche il tema della giustizia fiscale – che coinvolge anche la Svizzera – potrebbe essere oggetto di dibattito.
Quali potrebbero essere le conseguenze per la Svizzera di una vittoria del centro-sinistra nelle prossime elezioni tedesche? E se invece fosse il centro-destra a imporsi?
Guardi, anche durante il governo rosso-verde del Cancelliere Schröder vi sono state relazioni normali tra i due Paesi. Di regola i rapporti non mutano in maniera sostanziale quando il governo tedesco cambia, anche se di volta in volta l’accento può essere spostato su alcune questioni piuttosto che su altre.
Spesso si ricorda il ruolo dominante della Germania per l’import e l’export svizzero. Ma a volte si dimentica che anche la Svizzera ricopre un ruolo significativo per la Germania…
Senza dubbio la Svizzera rappresenta per la Germania un partner economico di un certo rilievo: nell’export di merci tedesco la Confederazione si colloca al nono posto, nell’import al decimo, anche se nel complesso vi è un notevole surplus a favore della Germania, dalla quale importiamo molto più di quanto esportiamo. Anche per quanto riguarda gli investimenti diretti la Svizzera svolge un ruolo significativo, occupando il settimo posto tra i principali Paesi che investono in Germania.
È vero che nella Svizzera tedesca i rapporti tra la popolazione autoctona e i frontalieri tedeschi, così come anche con i tedeschi residenti, stanno diventando tesi?
Occorre essere cauti, non drammatizzare e rendere la discussione emozionale a fronte di casi isolati. In generale, sia con i frontalieri che con i tedeschi che vivono in Svizzera non sussistono problemi degni di nota.
Secondo lei qual è oggi l’immagine che i tedeschi hanno della Svizzera? E cosa pensano gli svizzeri della Germania?
La Germania e la Svizzera non sono legate solo da una lingua comune, ma anche da una cultura comune. Ma quando vi sono così tante somiglianze, sono spesso le differenze che catturano l’attenzione. Alla fine vi è comunque un sentimento di appartenenza collettiva. In fondo la Germania vorrebbe essere come una grande Svizzera. E agli svizzeri dà soprattutto fastidio la “svizzerità” dei tedeschi.
Questa intervista è apparsa su "Ticino Management" del mese di novembre 2012.