«Solo concorrenza e libertà di scelta insieme garantiscono un’offerta adeguata alle diverse esigenze del singolo»: un intervento del Dr. oec. Gerhard Schwarz, direttore di Avenir Suisse, sulla libertà di scelta.
Le saggezze popolari sono il frutto di secoli di esperienza. «L’imbarazzo della scelta» ne è un esempio. Tuttavia, questo detto non contraddice forse la convinzione liberale secondo la quale non soltanto in economia, ma anche in politica e in società deve regnare il regime di concorrenza? E che di conseguenza dovrebbero esserci vari offerenti?
La risposta è no. Non solo perché la concorrenza porta all’efficienza, a maggiore produttività e ci rende quindi più ricchi. Non solo perché rappresenta un processo di scoperta come hanno dimostrato economisti quali Friedrich August von Hayek e Joseph Schumpeter. Ma anche perché solo la concorrenza nell’offerta permette di rispondere alla varietà della domanda.
È chiaro che la concorrenza mette consumatori e investitori, dipendenti e datori di lavoro, ma anche votanti e cittadini davanti a scelte difficili. Ma ci permette anche di scegliere tra diverse alternative. Senza concorrenza non esiste libertà di scelta. I lettori più anziani forse ricordano quando nella Cina comunista di Mao, in televisione, si vedeva praticamente un’intera popolazione vestita uguale. In tempi di grande miseria o durante una guerra assicurare a tutti il necessario per sopravvivere può essere una possibilità, ma è certamente auspicabile per pochi (anche se alcuni romantici all’epoca la pensavano diversamente).
«Solo concorrenza e libertà di scelta insieme garantiscono un’offerta adeguata alle diverse esigenze del singolo». I cartelloni pubblicitari lo confermano: vestiti, macchine, architettura, negozi, ristoranti. Alcuni si lamentano che in seguito alla globalizzazione alcune imprese e marchi si trovano ormai ovunque e distruggono l’identità locale. Ma è proprio grazie alla globalizzazione se in queste stesse città esiste una vasta offerta. Se un tempo l’offerta culinaria consisteva solo nel ristorante italiano all’angolo, oggi troviamo anche locali indiani, giapponesi, thailandesi, tapas di bar e stand di hamburger o tacos che soddisfano qualsiasi richiesta dei consumatori.
Nonostante apprezziamo molto questa possibilità, resta comunque il fatto «dell’imbarazzo» della scelta, in quanto per la maggior parte della gente risulta difficile prendere una decisione. Già solo il fatto di essere consapevole di cosa si desidera veramente non è semplice, ma soprattutto scegliere un determinato prodotto significa automaticamente rinunciare a un altro. Così, se si decide di passare un fine settimana di benessere nell’Oberland bernese non è possibile farne uno contemporaneamente in Engadina. Di conseguenza, tutti conosciamo dalla vita quotidiana il sollievo che ci dà a volte la mancanza di scelta. Per esempio se uno dei due musei che vorremmo visitare è chiuso si evitano discussioni o la lotta interiore di prendere la decisione giusta.
Tuttavia, se è vero che l’imbarazzo della scelta ci rende dipendenti dall’opinione di un amico o di un’amica, per esempio sulla scelta del vestito da indossare, non significa che desideriamo rinunciare alla possibilità di scelta, anzi è proprio il contrario: non avere scelta è il vero imbarazzo.
Il detto esprime solo il fatto che la soddisfazione delle nostre esigenze va di pari passo con delle rinunce. Gli economisti parlano di costi opportunità. Se per esempio nel sistema sanitario desideriamo maggiori prestazioni e dobbiamo pagare maggiori premi, probabilmente saremo costretti a fare tagli altrove.
La libertà di scelta è scomoda, ma non avere alcuna possibilità di scelta è ancora più scomodo. Per questo nessuno desidera rinunciare a questa libertà per quanto riguarda i beni di consumo quali vestiti, cibo e bevande, mobili, macchine o destinazioni di viaggio, solo per citare alcuni esempi.
Ancora più sorprendente è la strana tendenza a limitare la libertà di scelta nella società per questioni fondamentali. Di solito in questi casi l’argomento è che le decisioni sono troppo pesanti e difficili. Così per esempio, nell’ambito della previdenza di vecchiaia nel secondo pilastro non c’è alcuna possibilità di scelta, nonostante essa sarebbe compatibile con l’obbligo d’assicurazione. E lo stesso vale per il sistema scolastico: scegliendo un luogo di domicilio si rinuncia automaticamente alla scelta di una scuola o di un corpo insegnante per i propri figli, a parte se si decide di mandarli in una scuola privata.
Sembra che molte persone non si lamentino del fatto che sia stata tolta loro la possibilità di scegliere qualcosa di molto più determinante di due marche di automobili. Ma le conseguenze sono le stesse: insufficiente adeguamento alle esigenze e poca innovazione. Se si accettano le limitazioni della libertà di scelta si mettono inevitabilmente in conto entrambi.
Solo nella scelta del partner, che sarebbe molto più difficile di quella tra diverse offerte assicurative, la maggior parte non desidera rinunciare alla possibilità di una propria decisione. Ed è un bene che sia così. Tuttavia, si dovrebbe riflettere sul fatto che la libertà di scelta sarebbe opportuna, e quindi dovrebbe essere ampliata anche a questioni fondamentali quali la previdenza di vecchiaia, la sanità e l’educazione a livello di scuola dell’obbligo.
Questo articolo é stato pubblicato in «La Rivista per i clienti di Sanitas» del mese di marzo 2013.