La Svizzera non è un paradiso fiscale. In media, una persona adulta in Svizzera versa circa il 55 % del proprio reddito sotto forma di imposte, contributi alle assicurazioni sociali e contributi obbligatori. Circa la metà di questi oneri gli è riversata sotto forma di rendite o prestazioni (v. figura nel comunicato stampa). Tra questi due momenti interviene una ridistribuzione diffusa, che non soltanto causa alti costi amministrativi ma crea pure disincentivi al lavoro, soprattutto per i secondi redditi delle famiglie – nel 90% dei casi una donna.

Data l’elevata pressione fiscale, la necessità di un sistema contributivo trasparente e coerente si fa particolarmente forte. Nel loro studio, gli autori Marco Salvi e Luc Zobrist propongono 13 riforme per rimettere a livello il sistema fiscale. Tutti i maggiori cantieri fiscali sono passati in rassegna: dalla tassazione delle famiglie a quella delle imprese, senza dimenticare l’imposta sulle successioni o la tassazione ecologica.

La pubblicazione propone un maggiore orientamento della tassazione verso i consumi con un parallelo alleggerimento del risparmio e degli investimenti privati. Va tassato chi preleva risorse all’economia nazionale, non chi vi contribuisce. Ciò però non deve avvenire tramite un aumento dell’IVA ma con una riforma dell’imposta sul reddito.

 Le tesi principali

  • Eliminare l’incentivo all’indebitamento
    Il sistema fiscale svizzero punisce il risparmio individuale e incoraggia l’indebitamento. Avenir Suisse sostiene l’introduzione di una nuova deduzione per il reddito del risparmio. Interessi e guadagni di capitale (capital gains) verrebbero tassati solo quando superano il rendimento delle obbligazioni della Confederazione. Il reddito dei conti di risparmio sarebbe dunque esente da imposte, come anche una parte del valore locativo. In cambio, gli interessi sul debito, come ad esempio gli interessi ipotecari, non sarebbero più deducibili. Questo eliminerebbe gli attuali incentivi all’indebitamento che minacciano la stabilità del mercato immobiliare.
  • Un punto di vista radicalmente nuovo sull’imposta patrimoniale
    La pubblicazione corregge il cliché secondo il quale i patrimoni in Svizzera sono meno tassati che altrove. Essa dimostra che tramite l’effetto congiunto dell’imposta sul reddito e di quella sulla fortuna le aliquote massime possono superare il 100%. Tassi d’imposizione simili sono confiscatori; essi indeboliscono lo spirito imprenditoriale e l’innovazione. L’imposta sul patrimonio dovrebbe essere abbandonata a favore di un’imposta sul valore fondiario, un’imposizione globale dei capital gains o eventualmente di un aumento moderato delle tasse di successione.
  • Abbassare l’imposizione sul reddito delle imprese per una concorrenza fiscale sostenibile
    Un’attenzione particolare nello studio è rivolta all’imposizione delle imprese. Alcuni cantoni – tra cui il Ticino – in questi ultimi anni hanno saputo attrarre imprese «mobili» estere. Lo studio stima il carico fiscale di queste imprese all’11%, di molto inferiore a quello delle imprese tassate regolarmente. Ciò nonostante il gettito fiscale medio di queste imprese è sei volte maggiore. Un esodo di queste imprese provocherebbe una forte diminuzione del gettito. Le misure recentemente proposte da Confederazione e Cantoni vanno nella buona direzione, anche se non tutte sono della stessa qualità. Convincono le misure con una chiara motivazione economica, come ad esempio la diminuzione delle aliquote e l’introduzione di una deduzione per i costi del capitale proprio. Queste misure permetteranno di porre il federalismo fiscale elvetico su delle fondamenta solide, accettabili dalla comunità internazionale.