Ticino Today: Marco Salvi, Avenir Suisse ha pubblicato uno speciale dedicato al Ticino. Come mai questa scelta?

Marco Salvi: Siamo un think tank svizzero specializzato sulla politica svizzera. È giusto trattare anche degli aspetti regionali, dato che siamo un think tank federalista. Abbiamo ritenuto anche che fosse un buon momento per avere una visione differente, dato che al momento la congiuntura non è negativa, anzi. C’è una ripresa economica, anche forte. In Ticino abbiamo assistito a una crescita di circa il 2% superiore rispetto alla media Svizzera. Ciò è anche dovuto al fatto che la crisi finanziaria del 2008-2009 è stata molto sentita e ciò ha causato un “rimbalzo” maggiore. Al momento la congiuntura è ottima, sia a livello svizzero che ticinese. Stiamo riprendendo il terreno che avevamo perso e ciò ha ricadute positive anche sul piano degli introiti fiscali. Questo potrebbe essere l’opportunità giusta per risolvere alcuni problemi infrastrutturali, come nel settore dei trasporti, che hanno anche un impatto nella percezione ticinese rispetto, ad esempio, alla tematica dei frontalieri. Forse è giunto il momento per avere un ottica più positiva e meno pessimistica.

Voi indicate che in Ticino negli ultimi anni vi è stata una ripresa economica, che ha riguardato anche i salari. Ciò sembra non corrispondere alla percezione prevalente. Come si spiega questa differenza?

Questa è una domanda molto difficile. Soprattuto in Svizzera Interna si cerca di rispondervi, ma nessuno ci è ai riuscito veramente. Se guardiamo al Ticino nel contesto svizzero è un Cantone nella media. La percezione però è un’altra. Qui si vede l’importanza delle idee e dell’iniziativa politica, e di come possano modificare completamente la visione su sé stessi. Il Ticino in fondo non sta così male come si crede.

Uno dei settori che effettivamente in Ticino sono stati toccati da un forte ridimensionamento è stato quello del settore bancario. Quali sono le prospettive future?

La sfortuna del Ticino è quella di avere nell’Italia un partner molto ostico e protezionistico, più di quanto non lo sia ad esempio la Germania. Su questo fronte a medio termine l’ipotesi più realistica è quella di concludere accordi più globali che inglobino anche il mercato italiano come membro dell’Unione europea. Proseguire verso verso un accordo quadro è un passo importante per poi magari firmare altri accordi sugli scambi finanziari, che permetterebbero al Ticino di operare con più facilità sul mercato italiano, un mercato che rimarrà sempre interessante. È questa la strategia che a mio avviso si deve perseguire.

Dopo elezioni italiane lo scenario di cui più si parla è quello di un Governo formato da Movimento 5 Stelle e Lega. Ciò comporterebbe un’Italia ancora più protezionistica?

Dopo la crisi finanziaria del 2008 in tutti Paesi vi è stato un riflesso protezionistico e una “de-globalizzazione”. Penso che nei prossimi anni assisteremo ad una normalizzazione del sistema finanziario e si andrà nuovamente verso una maggiore globalizzazione. Ciò sarà positivo per il Ticino a medio termine. Oggi però si vive ancora il contraccolpo, che è stato molto brutale in Ticino.

Quali sono invece i settori che in questi anni sono andati meglio?

L’economia ticinese, a ha differenza che in passato, è molto diversificata e questo è un bene. Questo ci rende più resistenti alle crisi future che sicuramente avverranno. Nello specifico l’industria farmaceutica sta facendo dei progressi sicuramente interessanti. Abbiamo poi il settore del MedTech e del servizio alle imprese, anche italiane. Abbiamo un portafoglio che rende l’economia ticinese molto interessante, come lo è quella Svizzera.

Questa intervista è stata pubblicata il 9 aprile in Ticino Today.