Plusvalore
Nonostante la crisi pandemica, in Svizzera l’indebitamento pubblico dovrebbe rimanere stabile– ma solo a condizione di riformare l’AVS
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Marco Salvi
La parte sommersa del debito
PlusvaloreNonostante la crisi pandemica, in Svizzera l’indebitamento pubblico dovrebbe rimanere stabile– ma solo a condizione di riformare l’AVS
Secondo le più recenti stime dell’Amministrazione federale delle finanze, la crisi pandemica ha causato un aumento della spesa pubblica di circa 25 miliardi di franchi, spesa in gran parte a carico della Confederazione e delle assicurazioni sociali. Dopodiché, stando alle proiezioni – in questi giorni, per la verità, assai incerte – la quota d’incidenza della spesa pubblica dovrebbe tornare praticamente allo stesso livello del 2019. Nonostante l’insicurezza attuale, queste prospettive sono tutto sommato rassicuranti, e per nulla comparabili a quelle di altri paesi, quali ad esempio gli Stati Uniti.
Ma che ne è del futuro più lontano? Il preventivo e il piano finanziario dello Stato non tengono conto degli sviluppi a lungo termine della nostra economia. Vi è però un fattore che già oggi sappiamo avrà un impatto determinante sulla salute futura delle finanze pubbliche: il progressivo invecchiamento della popolazione. Nei prossimi 15 anni, il numero di persone di più di 65 anni aumenterà del 40 percento, mentre quello della popolazione in età di lavorare – e quindi anche a versare contributi alle assicurazioni sociali – ristagnerà.
Senza riforme del sistema pensionistico, il divario tra entrate e uscite con il passare degli anni andrà sempre crescendo. Infatti, la legislazione in vigore promette a tutti gli assicurati residenti oggi nel nostro paese prestazioni superiori ai contributi che verranno versati. In altre parole, il valore attuale delle prestazioni pensionistiche future è maggiore dei contributi previsti. Stiamo insomma accumulando un «debito pensionistico», ben distinto dall’indebitamento pubblico.
In Svizzera, questo debito pensionistico del primo pilastro supera di molto il tradizionale debito pubblico. Uno studio di specialisti in finanze pubbliche dell’Università di Freiburg (D), commissionato qualche anno fa dall’UBS, lo stimava a quasi mille miliardi di franchi, ben cinque volte di più del debito pubblico «ufficiale».
Da allora è stato varato un primo pacchetto di riforme, in vigore dal 2020. Questo pacchetto prevede un (modesto) aumento delle contribuzioni e ridurrà leggermente il debito pensionistico. Ma ciò non basta. Come lo suggeriscono le nuove stime della Confederazione, senza una riforma in profondità dell’AVS il debito pensionistico rimarrà sostanziale.
Questo debito pensionistico rappresenta un ulteriore carico finanziario che la nostra generazione si appresta a passare a quelle future. Si tratta di un carico tutto implicito perché non vi è un obbligo giuridico ben definito a ripagare. La promessa di ripagare non è sotto forma di titolo ma di legge, legge che appunto al momento prevede prestazioni in eccesso del valore dei contributi. Ma, per fortuna, le leggi si possono anche cambiare.
Questo podcast è stato pubblicato il 29.11.2021 nel programma Plusvalore su RSI Rete Due.
Plusvalore
In linea di massima, i bilanci delle economie domestiche negli ultimi anni si sono continuamente rafforzati.
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Marco Salvi
Gli svizzeri sono davvero sovraindebitati?
PlusvaloreIn linea di massima, i bilanci delle economie domestiche negli ultimi anni si sono continuamente rafforzati.
A differenza dei nostri vicini, in Svizzera non è tanto l’indebitamento pubblico a far discutere economisti e mondo politico quanto piuttosto l’indebitamento privato, il 95 percento del quale è costituito da prestiti ipotecari. Così, nonostante il basso tasso di proprietari, ci ritroviamo tra i primi al mondo per quanto riguarda l’indebitamento immobiliare, con in media più di mezzo milione di franchi di debito per proprietario. Ma anche rispetto al PIL (la somma di tutti i redditi guadagnati in un anno), il nostro livello di indebitamento è quasi due volte superiore alla media della zona euro.
Ecco un altro motivo d’angoscia per chi già dubita della stabilità della nostra economia? Penso di no – e ciò per due buone ragioni. Il debito ipotecario va prima di tutto raffrontato non tanto al reddito quanto al valore degli immobili poiché questo rapporto misura al meglio il rischio di perdite per il settore bancario. E da noi, se le ipoteche sono da record, i prezzi degli immobili lo sono ancora di più. Tanto che il rapporto prestito/valore nell’ultimo decennio è sceso di ben dieci punti percentuali, e con esso sono diminuiti i rischi sistemici legati all’indebitamento privato.
I segnali sono ancora più chiari se consideriamo l’onere finanziario legato al pagamento degli interessi ipotecari. Mentre all’inizio degli anni Novanta le economie domestiche spendevano il 10 per cento del reddito per il pagamento degli interessi, alla fine del 2019 questo dato era solo del 2 per cento. La ragione è presto individuata: il calo dei tassi d’interesse ha fortemente ridotto il costo del debito.
Certo, la situazione è meno rosea per i nuovi proprietari. Ma questi rappresentano solo una piccola parte dell’insieme dei proprietari. In linea di massima, i bilanci delle economie domestiche negli ultimi anni si sono continuamente rafforzati.
Paradossalmente, la pandemia contribuisce a questo miglioramento poiché al momento si osserva un forte aumento dei risparmi. Ragione in più per mantenere un atteggiamento sereno rispetto all’indebitamento privato degli Svizzeri. Anche perché i problemi veri al momento non mancano.
Questo podcast è stato pubblicato il 07.12.2020 nel programma Plusvalore su RSI Rete Due.