Plusvalore, Podcast
Il Consiglio federale si è pronunciato mercoledì scorso a favore dell’introduzione di nuove prestazioni per i disoccupati di lunga durata ultrasessantenni. In pratica la decisione del governo apre la via a pensionamenti a partire già di 58 anni, ben 7 anni prima dell’età ordinaria prevista oggi. Secondo il Consiglio federale…
Il Consiglio federale si è pronunciato mercoledì scorso a favore dell’introduzione di nuove prestazioni per i disoccupati di lunga durata ultrasessantenni. In pratica la decisione del governo apre la via a pensionamenti a partire già di 58 anni, ben 7 anni prima dell’età ordinaria prevista oggi. Secondo il Consiglio federale si tratterebbe così di ammortizzare gli effetti della libera circolazione sull’impiego dei lavoratori più anziani.
I fatti però sono contestabili. In Svizzera, il tasso di occupazione dei lavoratori più anziani è uno dei più alti al mondo. Con l’introduzione della libera circolazione nel 2002, esso non è diminuito – anzi, è in forte progressione. Difficile quindi sostenere che le difficoltà dei disoccupati più anziani siano da ricondurre direttamente all’immigrazione.
Il numero di lavoratori stranieri immigrati dal 2002 è comunque inferiore a quello delle donne svizzere che nello stesso periodo sono entrate nel mercato del lavoro. Eppure, nessuno sostiene seriamente che esse abbiano ridotto le opportunità degli uomini anziani.
Ciò non significa che gli ultrasessantenni non debbano affrontare sfide sul mercato del lavoro. La percentuale dei disoccupati di lunga durata aumenta con l’età. Tuttavia, chi è più in là con gli anni più raramente è senza lavoro. Così, secondo i dati ufficiali, il rischio dei 55-64enni di finire in assistenza dopo avere esaurito le prestazioni di disoccupazione è addirittura leggermente inferiore alla media.
Forse, prima di prendere una decisione, il nostro governo avrebbe fatto bene a dare un’occhiata all’esperienza della Germania. A partire degli anni ’70, i tedeschi facilitarono sempre più il pensionamento anticipato per disoccupati di lunga durata. Le conseguenze furono drammatiche: nello spazio di due decenni, il tasso di occupazione dei lavoratori di più di 60 anni si dimezzò. Solo quando, a partire della seconda metà degli anni novanta, l’età di prepensionamento fu gradualmente rialzata, il tasso di partecipazione degli ultrasessantenni tornò ai livelli precedenti.
Oggi, le stime dei costi per le nuove prestazioni transitorie decise dal Consiglio federale sono ancora abbastanza contenute. Tuttavia, poiché sono prevedibili cambiamenti nel comportamento dei lavoratori, c’è da attendersi che esse aumenteranno rapidamente. L’esempio tedesco lo dimostra: chi apre nuove vie verso il pensionamento, non si sorprenda poi se verranno imboccate.