Plusvalore
L'influenza dell'economia sulla politica attraverso il lobbismo è sopravvalutata
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Marco Salvi
Ma davvero l’economia controlla la politica?
PlusvaloreL'influenza dell'economia sulla politica attraverso il lobbismo è sopravvalutata
«Influenze nascoste, intrecci problematici, accesso privilegiato»: il sottotitolo di un recente rapporto dell’ONG Transparency International sul lobbismo in Svizzera esprime in modo sintetico il diffuso scetticismo che regna nel nostro paese nei confronti delle attività di lobbying e dei lobbisti stessi, soprattutto se al soldo dell’economia. Le aziende vi sono accusate di cercare costantemente di influire sulla volontà popolare. Secondo il rapporto, esse impegnerebbero «ingenti risorse finanziarie» per esercitare un ascendente persino sulla democrazia diretta – un luogo comune, questo, che i perdenti delle votazioni popolari di ieri non hanno mancato di reiterare.
Dati concreti sul finanziamento della politica da parte dell’economia sono però scarsi. In Svizzera, le normative sul finanziamento dei partiti sono blande rispetto a quelle vigenti in altre nazioni europee o negli Stati Uniti. I pochi dati disponibili consentono ciononostante di trarre alcune conclusioni sull’entità effettiva di queste attività. Ad esempio, secondo un sondaggio dell’associazione Actares, nel 2017 le aziende svizzere quotate in borsa avrebbero versato in totale 5,5 milioni di franchi a partiti, candidati o campagne politiche.
A prima vista, ciò può sembrare una somma ragguardevole. Tuttavia, essa impallidisce al confronto dei budget pubblicitari delle imprese. Già solo la Migros e la Coop, con budget di 250 milioni ciascuno, spendono somme ben più sostanziali per la pubblicità. Nel complesso, le spese pubblicitarie delle aziende svizzere ammontano a cinque miliardi di franchi all’anno. Anche se quindi non conosciamo l’importo esatto speso dall’economia per lobbying e campagne politiche, si può quindi affermare con buona certezza che queste rappresentano solo una frazione delle spese pubblicitarie – questo nonostante il fatto che il diritto svizzero consenta loro di sborsare somme quasi illimitate per attività di lobbying, e senza obblighi di documentazione.
Insomma, se l’economia davvero esercita un’influenza così straordinaria sulla politica federale, come mai le imprese svizzere spendono solo qualche milioncino in attività di lobbying? Beh, forse perché – contrariamente al luogo comune – l’economia il controllo sulla politica non ce l’ha. E le imprese trovano più conveniente investire risorse e tempo nel cercare di convincere consumatori e clienti piuttosto che politici.
Questo podcast è stato pubblicato il 28.09.2020 nel programma Plusvalore su RSI Rete Uno.
Plusvalore, Podcast
Halloween, la notte delle streghe celebrata la scorsa settimana, è un'usanza che affonda le sue radici soprattutto nei paesi anglosassoni. In Svizzera, tuttavia, la vera e propria caccia alle streghe tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo fu più violenta che nei paesi anglosassoni. Gli economisti americani hanno trovato una nuova spiegazione razionale per questo fenomeno: La caccia alle streghe, secondo la sua analisi, può essere spiegata dalla competizione tra la Chiesa protestante e quella cattolica.
Halloween, la notte delle streghe, celebrata la settimana passata, è un’usanza radicata soprattutto nei paesi anglosassoni. Eppure, è in Svizzera che la caccia alle streghe vera e propria imperversò in modo più violento tra la fine del XVI e la metà del XVII secolo. Nell’Europa occidentale ebbero luogo 110’000 processi per stregoneria, di cui 10’000 entro i confini attuali del nostro paese. Altissimo anche il numero delle condanne a morte emesse in Svizzera: ben 6’000, due terzi delle quali contro donne. Nella penisola italiana invece, le streghe giustiziate furono in tutto e per tutto cinque. In Spagna una sola.
Differenze geografiche
Come spiegare queste notevoli differenze geografiche? Una recente analisi degli economisti americani Peter Leeson e Jacob Russ, pubblicata nel prestigioso «Economic Journal», offre una nuova spiegazione interamente razionale di questo inquietante momento della nostra storia. Una rigorosa e dettagliata analisi statistica permette ai ricercatori di escludere spiegazioni alternative, accettate fino ad ora da molti storici. Non sarebbe stato quindi il raffreddamento climatico, e la conseguente diminuzione dei raccolti, ad avere innescato una ricerca di capri espiatori, anche se, effettivamente, la credenza popolare riteneva le streghe capaci di controllare il tempo.
C’erano grandi differenze geografiche nella caccia alle streghe. (Wikimedia Commons)
Una nuova spiegazione interamente razionale
Secondo Leeson e Russ, i processi alle streghe in Europa rispecchierebbero invece direttamente la concorrenza tra Chiesa cattolica e Chiese protestanti, e la loro lotta per conquistare quote di mercato in regioni confessionalmente contestate. Facendo leva sulle credenze popolari, gli inquisitori di entrambe le confessioni avrebbero così pubblicizzato la loro capacità di proteggere i cittadini dalle manifestazioni terrene di Satana. In un modo assai simile a quello dei partiti politici odierni (i quali concentrano le loro campagne durante le elezioni per attirare gli elettori indecisi), funzionari cattolici e protestanti del tempo avrebbero focalizzato l’attività processuale laddove imperversava maggiormente il conflitto tra Riforma e Controriforma.
Così si spiega l’intensa caccia alle streghe sul territorio svizzero, diventato a partire del XVI secolo una delle principali zone di conflitto religioso. Solo la pace confessionale e la rivoluzione scientifica, erodendo la credenza popolare nella stregoneria, fecero crollare la domanda popolare per i processi alle streghe. Per molte, era già troppo tardi.