Il comune di Corippo presenta il minor numero di abitanti di tutta la Svizzera: 18.
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Il paesaggio comunale in Ticino è in evoluzione, la perequazione finanziaria purtroppo no. Nella classifica dell’ultimo Monitoraggio dei cantoni di Avenir Suisse, che esamina da cima a fondo i sistemi cantonali della perequazione finanziaria intercomunale, il Ticino si trova all’ultimo posto dietro i Grigioni, San Gallo e Soletta. Inoltre, mentre i Grigioni e Soletta introdurranno nel 2015 una perequazione finanziaria rinnovata sul modello di quella federale (la NPC), il Ticino continua a non soddisfare i criteri con il suo sistema in vigore dal 2003.

Nel complesso il sistema ticinese è abbastanza moderno, ad esempio le disparità di risorse e di oneri finanziari speciali a carico dei comuni sono compensati separatamente. Anche l’intensità della ridistribuzione tra i comuni è a prima vista moderata. La cosiddetta dotazione minima –  il livello di gettito pro capite garantito a ogni comune – è fissata al 70 % del gettito cantonale medio (in confronto: a livello federale questa dotazione è del 85 %). E per gli aspetti positivi ci fermiamo già qui.

Assieme a questa perequazione finanziaria diretta troviamo in Ticino anche una perequazione indiretta: il tasso di sovvenzione dei compiti comunali e il tasso di contribuzione dei comuni agli oneri del Cantone dipendono dalla forza finanziaria di ogni comune. Poco trasparente e difficilmente controllabile, questo tipo di perequazione conduce a errori nel dimensionamento dell’offerta pubblica (ad esempio, quando il Cantone si assume l’intero costo di un compito presso i comuni poveri di risorse, mentre i comuni ricchi devono provvedere da soli). Nell’insieme solo sette cantoni conoscono ancora una perequazione finanziaria indiretta, e proprio in Ticino è praticata più che altrove.

Ma anche la perequazione finanziaria diretta ha importanti difetti strutturali. In Ticino i contributi versati ai comuni sono legati al moltiplicatore comunale: più questo è elevato in un comune destinatario, maggiore sarà il sussidio ricevuto o minore il contributo pagato. In questo modo l’autonomia dei comuni è ridotta e si incoraggia una gestione inefficiente del gettito comunale.

Quei comuni che nonostante le sovvenzioni mantengono una fiscalità molto elevata, possono beneficiare di un aiuto agli investimenti fornito dal Cantone, oppure, nel caso il moltiplicatore superi il 100 %, di contributi straordinari. Questi pagamenti richiedono un grande sforzo di controllo (a confronto dei modesti contributi versati) e causano elevati costi amministrativi.

Il Consiglio di Stato ticinese ha risposto a queste critiche, affermando di essere consapevole di queste lacune. I comuni però non ne approfitterebbero. Certo, i comuni non sono semplici «massimizzatori di introiti». Ma il semplice fatto che nella legge sulla perequazione finanziaria intercomunale sia stato necessario precisare che «Il Consiglio di Stato riduce il moltiplicatore politico quale parametro per il calcolo del contributo di livellamento nel caso in cui il moltiplicatore d’imposta è tenuto artificialmente elevato» (Art.5 al. 4) dimostra come il Cantone sia ancora insicuro sulla questione. I comuni ticinesi sarebbero a lungo termine serviti meglio da un sistema che garantisce una dotazione minima più elevata, in cambio dell’abbandono della perequazione finanziaria indiretta, delle numerose sovvenzioni basate sul moltiplicatore e dei contributi speciali.

Maggiori informazioni su questo tema sono disponibili nella nostra pubblicazione (in tedesco): «Monitoraggio dei Cantoni 5: Il labirinto della perequazione finanziaria».