I costi operativi e infrastrutturali del traffico stradale vengono interamente coperti dagli utenti. La partecipazione al finanziamento dell’infrastruttura avviene invece attraverso diversi contributi quali l’imposta sugli oli minerali, i dazi sulle importazioni di automobili, le tasse sui veicoli a motore, la vignetta autostradale o la tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP).

Una copertura dei costi apparentemente soddisfacente

Dal 2000 i dati del conto stradale dell’Ufficio federale di statistica registrano un tasso di copertura dei costi superiore al 100%. Nel 2009 esso ha toccato addirittura il 120%. Se dovessero venir calcolati anche i costi esterni del traffico stradale (in particolare per il rumore e l’inquinamento), il grado di copertura per l’anno 2005 scivolerebbe però al 90%. Esso sarebbe comunque superiore al tasso raggiunto dal traffico su rotaia dove il grado di copertura, tralasciando le indennità pubbliche per le prestazioni di interesse generale, raggiunge il 66%. Il valore relativamente alto distoglie però dal fatto che l’utente sta finanziando il traffico stradale in modo insufficiente.

I contributi, come i proventi dei dazi doganali dell’importazione di autoveicoli, le tasse sui veicoli a motore o la vignetta autostradale, incidono sui titolari del veicolo indipendentemente dai chilometri percorsi. Un confronto internazionale illustra come, indipendentemente dalla distanza, i costi fissi di un’autovettura «tipo» in Svizzera siano relativamente bassi. D’altra parte il carico finanziario dell’imposta sugli oli minerali aumenta proporzionalmente alla distanza percorsa, ma non si differenzia in base al costo delle infrastrutture utilizzate. Ciò implica una mancanza di equivalenza tra l’uso delle infrastrutture e il loro finanziamento così come un controllo del traffico perfettibile

L’esempio dall’estero

Avrebbe quindi senso introdurre un sistema di «road pricing» differenziato, che può essere applicato come strumento per la gestione dell’uso dell’infrastruttura, per esempio in caso di difficoltà.

Così facendo si potrebbero combinare nuovi modelli di finanziamento e gestione in modo da alleggerire la pressione sul bilancio dello Stato. Come avviene già sulle autostrade dei paesi limitrofi, si potrebbe, anche in Svizzera, commissionare a ditte private la costruzione e la gestione di certe infrastrutture. Esse avrebbero quindi il diritto di incassare dagli utenti dei pedaggi adeguati.

Un sistema simile al trasporto su rotaia può essere ben combinato con degli elementi delle gare d’appalto.
Per maggiori informazioni su questo argomento si veda la pubblicazione in tedesco «Mehr Markt für den Service public – Warum die Schweizer Infrastrukturversorgung weniger Staat und mehr Wettbewerb braucht».