Quale ospite della tavola rotonda «Theologisches Trio» della Paulus-Akademie, Gerhard Schwarz ha parlato dell’opera di Friedrich August von Hayek «Die verhängnisvolle Anmassung» (in italiano: «La presunzione fatale»).

L’attrito esistente tra liberalismo e religione è stato uno dei temi principali del «Theologischen Trio» della Paulus-Akademie di Zurigo. Il sistema economico liberale e le religioni cristiane sono in fondo dipendenti l’uno dalle altre, ha detto Gerhard Schwarz, direttore di Avenir Suisse, ospite di una tavola rotonda presso il centro «Karl der Grosse» a Zurigo. Solo in una società libera le religioni possono offrire i loro valori in modo indisturbato. Dall’altra parte l‘ordine liberale dipende da valori che nascono al di là della domanda e dell’offerta e vengono coltivati e trasmessi dalle chiese. Béatrice Acklin Zimmermann della Paulus-Akademie, che insieme a Ralph Kunz, decano della facoltà di teologia dell’Università di Zurigo, rappresentava la teologia, non si trovava del tutto d’accordo. Per esempio, la chiesa cattolica e i suoi valori sono riusciti a farsi strada anche in società non libere. Inoltre non si dovrebbe ridurre il ruolo delle chiese ad una semplice «fornitrice di valori».

Durante la manifestazione nella quale ogni relatore ha presentato un libro a scelta, sono stati portati alla luce diversi parallelismi tra le visioni del mondo cristiano e liberale del mercato economico. Schwarz ha presentato «Die verhängnisvolle Anmassung. Die Irrtümer des Sozialismus» («La presunzione fatale. Gli errori del socialismo») del celebre esponente della scuola austriaca di economia, Friedrich August von Hayek.

In quest’opera pubblicata in inglese nel 1988 Hayek sviluppa una delle sue tesi più importanti, cioè che l’ordine spontaneo è il risultato dell’azione umana, non dei disegni umani. Conquiste come la lingua, i mercati, i soldi o la proprietà privata sarebbero arrivate, in uno scenario di evoluzione naturale, dopo centomila anni. Hayek ha indicato quale errore irreversibile la convinzione diffusa che sia arrivato il momento nella storia dell’umanità, nel quale la ragione umana debba prendere il controllo del processo evolutivo. Nessun individuo possiede il sapere per comprendere e gestire la complessità di una società. Solo la libertà, la concorrenza e il sapere disseminato di milioni e milioni di persone rendono possibile l’innovazione e lo sviluppo della società.

Kunz nota qualche parallelismo tra la posizione dell’agnostico Hayek e la teologia visto che egli parte dal presupposto, come le chiese, che la ragione umana non sia l’estrema istanza. Lì però finirebbe la comunità ha replicato Schwarz, che è stato nove anni membro della società dedicata a Friedrich August von Hayek. Non Dio, bensì una forma di intelligenza collettiva, secondo gli scritti di Hayek, assumerebbe il ruolo di ultima istanza. Che l’autore alla fine non sia riuscito a dare una risposta a tutte le domande è uno dei punti di forza dell’opera. Com’è il caso della maggior parte dei grandi pensatori, dai testi di Hayek ci si lascia ispirare e si può estrapolare e intravedere veramente molto.

Oltre che dell’opera di Hayek durante la serata si è discusso anche del volume «Christlicher Glaube und Kapitalismus» («Fede cattolica e capitalismo)» pubblicata nel 2006 dal Liberales Institut di Zurigo così come il discorso «Der Christ in der Gesellschaft» («Cristo in società») tenuto da Karl Barth nel 1919 a Tambach, in Turingia. Con la volontà di costruire un ponte tra le scienze economiche e la teologia il «Theologische Trio» si è trovato durante l’ora e mezza di evento completamente sulla linea di Hayek che difendeva l’opinione che: «Solo l’economia non è una buona economia».