Ogni anno mezzo miliardo di Franchi scorre dalle aziende elettriche ai cantoni alpini per lo sfruttamento delle forze idriche. Nel corso degli ultimi decenni questi canoni per i diritti d’acqua sono costantemente aumentati favorendone la crescente strumentalizzazione nell’ambito della politica regionale. I canoni dipendono infatti soltanto dalla potenza lorda media installata delle centrali, ma non dalla produzione di energia elettrica e tanto meno dalla redditività degli impianti.

In tal modo, nell’attuale configurazione del mercato le forze idriche sono sottoposte ad ulteriori pressioni. Il policy brief presenta alcune varianti per una riforma dei canoni per i diritti d’acqua. L’alternativa più estrema e in linea con il mercato sarebbe la completa abolizione di queste tasse. Tuttavia, in base alla logica federalista i cantoni hanno diritto a un risarcimento per lo sfruttamento delle loro risorse naturali, che comunque dovrebbe dipendere dal reddito ottenibile. In entrambi i casi è imperativo conteggiare i proventi dai canoni per i diritti d’acqua nella compensazione delle risorse. Gli obiettivi di politica regionale dovrebbero essere perseguiti in modo esplicito attraverso la perequazione degli oneri.