Lunga colonna di riforme al Gottardo: la Svizzera è ferma. Ma l’immobilismo non è un’opzione degna di una Nazione con un certo orgoglio. Se vuole salvaguardare il proprio benessere, la Svizzera deve modellare in maniera autonoma nuovi scenari per il futuro – avviando riforme interne, ma anche soffermandosi sugli attuali rapporti di politica economica con l’Europa e il resto del mondo. Il «Libro bianco Svizzera», appena pubblicato da Avenir Suisse, funge da base per la discussione: con fondatezza economica, presenta vantaggi e manchevolezze di sei possibili sviluppi. La pubblicazione, arricchita da una postfazione dell’ex Consigliere federale Kaspar Villiger, è un appello al litigio costruttivo.

Con un «Libro bianco Svizzera» Avenir Suisse rilancia la discussione sul futuro della Confederazione. Crogiolarsi comodamente nella consuetudine limitandosi a spolverare i trofei del passato distorce la prospettiva, sviando lo sguardo da ciò che è impellente – dai rischi, ma anche dalle opportunità per il futuro. Seguendo questo leitmotiv, sei diversi scenari della Svizzera di domani elencano le problematiche fondamentali che il nostro Paese deve affrontare al più presto.

Per l’economia, intesa non soltanto come realtà imprenditoriale, ma entità cui tutti apparteniamo, lavoratori e consumatori, gli scenari presentano conseguenze estremamente eterogenee. La prosperità individuale della popolazione svizzera dipende in larga misura dalla strada che il nostro Paese deciderà di imboccare. Considerato tuttavia che spesso prendiamo per scontata la condizione in cui ci troviamo, rischiamo di sottovalutare le ripercussioni economiche di decisioni (e mancate decisioni) lungimiranti.

Il «Libro bianco Svizzera» vuol essere un punto fermo e una panoramica delle questioni fondamentali. In una sezione retrospettiva ripercorre lo sviluppo economico del nostro Paese. Attingendo a dati storici propone i cicli e le causalità alla base della prosperità svizzera, abbozza una descrizione dell’attuale paralisi delle riforme e sottolinea la necessità di modernizzazione. L’immobilismo decisionale riscontrato sinora nei tentativi di plasmare il nostro futuro riflette una forte spaccatura all’interno della società, che non si arresta ai rapporti con l’estero, ma coinvolge anche il modus operandi tra gli attori statali e individuali all’interno del Paese. Tuttavia, lo status quo non potrà essere garantito in eterno, né nei rapporti interni, né in quelli con l’estero. Se vuole prepararsi ad affrontare il futuro, la Svizzera deve lanciare al più presto una discussione imparziale sulla via economica e politica da seguire per i prossimi decenni.

Il leitmotiv delle autrici e degli autori del «Libro bianco Svizzera» è la prosperità del Paese, garantita al meglio da un’approfondita e stabile integrazione nel mercato europeo e globale, dal superamento della stasi a livello di riforme e dall’incremento della produttività interna. Delle sei «realtà economiche future» abbozzate nella pubblicazione, lo scenario del «ripiegamento autodeterminato» condurrebbe a un vicolo cieco i cui svantaggi non potrebbero essere compensati in nessun caso dalle presunte conquiste sul piano della sovranità. La variante «partenariato sostenibile» spianerebbe invece la via al mercato interno e al suo rafforzamento, sacrificando tuttavia parte della sovranità formale. La pubblicazione riserva spazio anche alle possibilità di un’adesione all’UE e alle relative conseguenze, rimuovendo deliberatamente – per non dire addirittura esorcizzando – i tabù che gravano sull’argomento.

Nella sua postfazione l’ex Consigliere federale Kaspar Villiger sottolinea l’importanza della discussione avviata dal «Libro bianco Svizzera»: conclusioni supportate da motivazioni economicamente solide permetterebbero di estrapolare le questioni di primaria importanza per la Svizzera – sia nel consenso nazionale, sia in un dissenso deciso per via democratica.

Queste bozze di futuro vogliono minare ogni ostacolo al libero pensiero, vivacizzare la discussione e rendere nuovamente concepibile l’impensabile. È ora di porre fine alla colonna di riforme al Gottardo.