La tassazione congiunta dei redditi di entrambi i coniugi fa sì che il salario percepito dalla donna, che nella maggior parte dei casi concorre con un secondo reddito alle entrate della famiglia, sia gravato da un’aliquota nettamente superiore a quella prevista dall’imposizione individuale. Il sistema fiscale in vigore suggerisce pertanto alle donne sposate di rinunciare ad un’attività lavorativa, oppure di accettare soltanto incarichi a tempo parziale. Sulla base di nuove proiezioni Valérie Müller e Marco Salvi mostrano la correlazione tra le varie misure di politica fiscale e gl’incentivi all’occupazione femminile.

  • Un aumento della deduzione per la cura dei figli promuove l’attività lavorativa delle madri (che attestano una buona formazione) e comporta un minor gettito relativamente contenuto.
  • Dal punto di vista economico l’innalzamento della deduzione per i figli va invece inteso come un costoso provvedimento di sgravio con effetti presumibilmente irrisori (o addirittura negativi) sull’occupazione.
  • Per chi percepisce il secondo reddito l’imposizione individuale è un incentivo di gran lunga più interessante dei modelli di splitting. Per ogni posto supplementare a tempo pieno il minor gettito nell’ordine di 40 000 franchi è sensibilmente inferiore rispetto ai modelli di splitting, in cui le perdite fiscali arrivano invece fino a 118 000 franchi.
  • Essendo affrancata dallo stato civile l’imposizione individuale non comporta né un vantaggio né una penalizzazione del matrimonio. In aggiunta, genera perdite fiscali inferiori ai modelli che puntano su un’imposizione congiunta annullando la penalizzazione del matrimonio.

Gli adeguamenti del sistema fiscale potranno incentivare l’auspicata occupazione delle madri soltanto se saranno creati sufficienti posti di accudimento a prezzi accessibili. L’ampliamento dell’offerta e la riduzione delle rette a carico dei genitori hanno un chiaro effetto positivo sul ricorso alla cura esterna dei figli. Tuttavia, in caso di riduzione generalizzata dei prezzi gli effetti inerziali e di spiazzamento ridimensionano spesso l’impatto sull’occupazione, che risulta meno marcato del previsto. Se sono necessari sussidi statali un sistema di buoni avrebbe il vantaggio di coinvolgere i genitori nella scelta della tipologia e qualità dell’accudimento.

Infine, un congedo parentale retribuito può avere effetti positivi sull’occupazione femminile. Una durata adeguata è fondamentale affinché l’attività delle madri ne tragga beneficio, ma non vengano compromessi né il livello salariale né le sue opportunità di carriera.