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A venticinque anni dall’arrivo di Internet, come è cambiato il mercato del lavoro in Svizzera? La sua evoluzione è una conseguenza logica del cambiamento tecnologico.
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A venticinque anni dall’arrivo di Internet, come è cambiato il mercato del lavoro in Svizzera?
Per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, i mutamenti sono stati tutto sommato minori. La temuta «precarizzazione digitale» non è avvenuta. Secondo dati dell’Ufficio federale di statistica, in Svizzera il telelavoro marcia sul posto, al pari della quota di indipendenti o di persone con contratti a durata determinata.
Si nota invece una polarizzazione del mercato del lavoro, vale a dire una forte diminuzione percentuale delle persone con qualifiche medie, ad esempio con solo un tirocinio. Oggi rappresentano il 23% degli occupati, rispetto al 38% nel 1995. Il numero di persone con qualifiche superiori (università o scuole universitarie professionali) è invece in forte aumento. Vi è stata quindi una riqualifica del ceto medio svizzero che ha permesso di far fronte con bravura ai mutamenti tecnologici.
Tra le categorie in forte crescita spicca quella delle persone con responsabilità dirigenziali. In Svizzera, un impiegato su dieci svolge funzioni di questo tipo, il triplo di 25 anni fa. Le imprese somigliano insomma sempre più a quegli eserciti messicani dove tutti erano colonnelli o generali.
A ben guardare però, questa evoluzione è una logica conseguenza del cambiamento tecnologico. Le fabbriche d’una volta, con decine di operai alle macchine e qualche caposquadra che controlla, sono in via d’estinzione. Le aziende moderne sono organizzate in piccoli teams. La gestione, l’organizzazione, la pianificazione, la comunicazione – insomma tutte quelle attività volte alla creazione di «capitale organizzativo» – sono diventate sempre più importanti, a scapito della produzione vera propria. C’è chi lo deplora, ma è un dato di fatto.
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Questo contributo è apparso nell'edizione di lunedì 9 ottobre 2017 del programma «Plusvalore». Per gentile concessione di «RSI Rete due».
Plusvalore
Il podcast bimensile di Marco Salvi per il programma Plusvalore di Rete Due
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Marco Salvi
Affitti sempre più abbordabili
PlusvaloreIl podcast bimensile di Marco Salvi per il programma Plusvalore di Rete Due
Si tratta di uno dei miti più persistenti in materia di alloggi: a causa della forte crescita della popolazione, il ceto medio svizzero sarebbe tartassato da pigioni sempre più elevate, tanto da cancellare così gli aumenti di reddito dovuti alla crescita economica.
La realtà è però ben altra, come conferma la nuova indagine sul budget delle economie domestiche, pubblicata la settimana scorsa dall’Ufficio Federale di Statistica. L’indagine permette di misurare precisamente la ripartizione delle spese sostenute dalle famiglie. Ebbene: tra il 1998 e il 2014, periodo che comprende una fase di forte crescita dei prezzi immobiliari, la parte del reddito lordo spesa per abitazione e energia è scesa, passando in media dal 18 al 15%. Ciò vale non solo per lo svizzero medio, ma addirittura per ogni fascia di reddito, da quelli più bassi a quelli più elevati. In altre parole, a livello svizzero negli ultimi anni gli alloggi sono diventati più abbordabili.
Altro fatto a prima vista sorprendente: le deboli disparità regionali. Nemmeno nel Canton Zurigo e nella regione del lago Lemano – regioni dove il caro affitti fa spesso notizia – sono aumentate le spese relative dell’alloggio. Nel 2014, sempre in rapporto al reddito, per far fronte alle spese abitative, le famiglie zurighesi sborsavano tanto quanto negli anni Novanta.
Spieghiamoci: nel Canton Zurigo si spendono al mese per la casa 350 franchi di più che in Ticino. Questa maggior spesa va però confrontata a redditi di 1550 franchi superiori. La parte spesa per l’alloggio è così virtualmente identica nelle due regioni, come nel resto del paese. Tutto ciò a riprova del fatto che a lungo termine non è tanto l’andamento demografico a determinare il livello degli affitti quanto il potere d’acquisto degli abitanti.
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Questo contributo è apparso nell'edizione di lunedì 28 novembre 2016 del programma «Plusvalore».
Per gentile concessione di «RSI Rete due».