Plusvalore,
Podcast
Fornire incentivi per garantire una formazione lungo tutto l'arco della carriera
,
Marco Salvi
Tirocinio: i rischi di un sistema vincente
Plusvalore
,
PodcastFornire incentivi per garantire una formazione lungo tutto l'arco della carriera
Già lo si è detto e ridetto in questa sede: il mercato del lavoro è la vera «success story» della nostra economia. Lo dimostrano non solo il livello, ragguardevole, dei salari, ma anche l’alto tasso di occupazione e la bassa percentuale di disoccupati, persino tra i giovani.
Cliccando sull’ immagine è possibile ascoltare direttamente il podcast
Quale è la ragione di questo successo? Le particolarità del nostro sistema sono molte, una spiegazione unica non c’è. All’estero cresce però l’interesse per il modello elvetico di formazione duale. In nessun altro paese la formazione professionale è tanto diffusa quanto in Svizzera, con quasi due terzi dei giovani che, dopo la scuola dell’obbligo, svolge un tirocinio.
Il tirocinio facilita la transizione tra scuola e lavoro perché è incentrato sull’insegnamento pratico. Si stima che gli apprendisti svizzeri dedichino l’80% del loro tempo a mansioni operative. Se nel primo anno di tirocinio la produttività degli apprendisti è ancora bassa, nel terzo anno essa raggiunge il 75% di quella di un dipendente medio. Ciò illustra bene la rapidità con cui i giovani acquisiscono conoscenze specifiche, utili alle imprese.
Rischi reale
Il sistema però comporta anche rischi. Se è vero che le qualifiche fornite dalla formazione professionale facilitano l’ingresso sul mercato del lavoro, esse possono diventare rapidamente obsolete, proprio perché specialistiche. Per esempio, fino ai primi anni ’90 si trovavano ancora posti d’apprendistato per riparatori di macchine da scrivere.
Al di là dell’aneddoto, analisi empiriche rivelano come il rischio sia ben reale. In uno studio recente, Eric Hanushek, grande specialista dell’economia dell’educazione, mostra come chi completa una formazione professionale abbia sì maggiori probabilità di essere occupato da giovane; il vantaggio occupazionale diminuisce però gradualmente con l’età. Hanushek stima che a partire di 50 anni le persone che completano un’istruzione secondaria generale hanno maggiori probabilità di occupazione rispetto a chi ha completato un tirocinio.
Ed è proprio in tempi di rapidi cambiamenti tecnologici che la conoscenza generale va favorita rispetto a quella specialistica. La formazione professionale dovrebbe pertanto essere orientata il più possibile verso il lungo termine, limitandone eccessive specializzazioni. Sarà inoltre essenziale fornire in futuro incentivi sia ai singoli che ai datori di lavoro per garantire una formazione lungo tutto l’arco della carriera.
Plusvalore
Il podcast bimensile di Marco Salvi per il programma Plusvalore di Rete Due
,
Marco Salvi
Perché le donne scelgono professioni «femminili»?
PlusvaloreIl podcast bimensile di Marco Salvi per il programma Plusvalore di Rete Due
Donne e uomini scelgono spesso professioni o settori di attività diversi. Per esempio, il 98% del personale degli asili nido in Svizzera è femminile, mentre nel 2014 le FFS impiegavano 83 macchiniste… e 2428 macchinisti. Più in generale, le donne sono sovrarappresentate nel settore sanitario, nel sociale e nell’insegnamento, mentre sono poco presenti nelle professioni tecniche.
Come mai queste differenze? A questa domanda i media presentano risposte di tipo sociologico, quali la mancanza di esempi da emulare o il peso della tradizione. Vi sono però anche tangibili motivi economici per la cosiddetta «segregazione occupazionale». Sono legati alle aspettative dei giovani riguardo alla loro partecipazione al mercato del lavoro. Chi anticipa una carriera discontinua – non da ultimo a causa di future responsabilità famigliari – preferirà una professione nella quale eventuali interruzioni non causano una perdita di guadagno troppo ingente e dove le competenze invecchiano meno velocemente, quindi meno condizionata dal progresso tecnologico. Inoltre ricercherà attività che consentono di lavorare a tempo parziale o che offrono orari prevedibili. Un posto come insegnante o dipendente presso l’amministrazione pubblica corrisponde a questo tipo di profilo. Siccome sono ancora soprattutto le donne a sopportare la maggior parte degli oneri legati all’educazione dei figli, esse sono sin dall’inizio più propense a scegliere professioni «tipicamente femminili».
Le preoccupazioni inerenti alla compatibilità di famiglia e carriera non influenzano solo la scelta della formazione. Analisi di costi e benefici vengono fatte anche quando si tratta di decidere se investire o meno in un’ulteriore qualifica professionale. Poiché le carriere delle donne sono meno lineari e più discontinue di quelle maschili, esse tendono ad approfittare meno della formazione continua e rinunciano dunque più facilmente a tali investimenti. Le statistiche mostrano che le donne sono meno propense ad acquisire qualifiche non formali seguendo corsi, conferenze, seminari o lezioni private. Esse sono anche più raramente sostenute finanziariamente dalle aziende.
Il risultato di questo processo di selezione è ben noto: le donne accumulano meno qualifiche degli uomini, e la loro carriera procede più a rilento. Le misure che consentono una migliore compatibilità di famiglia e carriera – come il congedo parentale e la scuola ad orario continuo – quindi non solo aiuterebbero le donne nelle loro ambizioni professionali. Esse contribuirebbero anche ad appianare le rimanenti differenze salariali tra uomini e donne e a ridurre ulteriormente la segregazione dei sessi sul mercato del lavoro.
Cliccando qui è possibile ascoltare direttamente il podcast.
Questo contributo è apparso nell'edizione di lunedì 14 novembre 2016 del programma «Plusvalore».
Per gentile concessione di «RSI Rete due».