Ormai non è una novità: la generazione dei baby boomer sta andando in pensione. Di conseguenza, come in altri Paesi europei, anche in Svizzera la piramide delle età cambia in modo sostanziale. Una novità però c’è: il ritmo incredibile con cui questi cambiamenti avverranno nei prossimi anni.

Siamo all’alba di una massiccia ondata di pensionamenti: quella dei baby boomer nati tra il 1961 e il 1971. Quest’ondata, le cui conseguenze ad oggi sono ancora poco tangibili, culminerà nel 2030, lasciando tracce visibili per diversi anni.

Siccome la generazione dei baby boomer è molto numerosa, il suo pensionamento eserciterà una forte pressione sulle finanze dell’AVS. E proprio per questo gruppo le Camere Federali propongono un’estensione delle rendite per un ammontare di 70 franchi al mese per le persone singole (e di 226 franchi al mese per le coppie sposate) per compensare i presunti tagli nel secondo pilastro. In realtà vi sono già misure compensatorie nella previdenza professionale (garanzia dei diritti acquisiti). Le annate seguenti, a tassi di natalità molto più bassi, dovranno provvedere al finanziamento di tale misura.

I problemi legati alle attuali tendenze demografiche si potrebbero gestire con riforme adeguate. Un aumento dell’età di pensionamento – o un suo collegamento diretto con la speranza di vita – permetterebbe di sgravare le finanze dell’AVS e di garantire una ripartizione equa dei costi tra le generazioni.

Innalzamento dell’età di pensionamento: un tabù in Svizzera

Sembra però che, a causa dell’impopolarità di queste misure, la politica svizzera dorma sugli allori. Mentre 17 Paesi OCSE hanno già deciso di aumentare l’età legale di pensionamento a 67 rispettivamente 68 anni, e alcuni di essi hanno addirittura già implementato tale misura, la Previdenza per la vecchiaia 2020 azzarda solo un allineamento puramente “estetico” dell’età di pensionamento delle donne a quella degli uomini.

In Svizzera, l’innalzamento dell’età pensionabile oltre il 65 anni è un tabù politico. Ma quale paese se non la Svizzera dovrebbe appoggiare tale misura?

Con una speranza di vita di 83 anni, gli Svizzeri sono in cima alle classifiche mondiali. Le persone non solo vivono sempre più a lungo, bensì durante la vecchiaia restano più a lungo in buona salute. La produttività quindi non scompare improvvisamente al raggiungimento dell’età ufficiale di pensionamento. La situazione attuale, ovvero una vita lavorativa prolungata, è una conseguenza logica del continuo aumento della speranza di vita e di uno stato di salute sempre migliore.

Inoltre, l’economia svizzera è ormai un’economia dei servizi – il lavoro “tradizionale”, i lavori più faticosi a livello fisico, sono sempre meno presenti. In fin dei conti, l’etica del lavoro in Svizzera gioca un ruolo determinante: il fatto di avere incarichi professionali promuove autostima, indipendenza e contatti sociali.

Una sola misura, un duplice effetto

L’innalzamento dell’età di pensionamento avrebbe un doppio effetto sulla stabilizzazione delle finanze dell’AVS: la durata di contribuzione di prolungherebbe e allo stesso tempo si ridurrebbe la durata di percezione delle rendite. Le conseguenze finanziarie sono sostanziali! L’innalzamento dell’età pensionabile di un anno per entrambi i sessi sgraverebbe le finanze dell’AVS nel 2030 per un totale di 2,7 miliardi di franchi. Si potrebbe così rinunciare a un aumento dell’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto di circa un punto percentuale.

Una riforma della previdenza per la vecchiaia che sia degna di questo nome dovrebbe basarsi su soluzioni durature e strutturali, e affrontare la questione dell’età di pensionamento senza tabù.

Questo articolo è apparso nel numero di agosto 2017 della rivista Ticino Business. Per gentile concessione di Ticino Business.