Durante la sessione di marzo il Parlamento ha approvato la riforma delle prestazioni complementari (PC). Per poterne beneficiare, in futuro il patrimonio del richiedente non dovrà superare il valore soglia di 100 000 Franchi. La novità è un tassello importante per ancorare l’accettazione delle PC come parte dell’assicurazione sociale e abbandonare la protezione della massa ereditaria.

Il valore soglia non tiene tuttavia conto della sostanza sotto forma di abitazione ad uso proprio. In caso di decesso le prestazioni complementari versate a chi possedeva un alloggio dovranno infatti essere restituite dalla massa ereditaria, sempre che la sostanza del defunto superi i 40 000 Franchi. Ai pensionati sarà così risparmiato lo stress di dover vendere la propria abitazione nel momento del bisogno, senza che la collettività debba farsi carico degli anziani più abbienti.

La riforma riduce anche le disparità di trattamento tra gli appartamenti in affitto e gli alloggi di proprietà. Oggi gl’inquilini che vivono in un appartamento «troppo caro», o fanno capo alla sostanza privata oppure sono costretti a traslocare. La riforma tiene conto di questi casi con un aumento degli importi massimi riconosciuti per le spese di pigione.

Molti beneficiari di PC bisognosi di cure leggere non possono più permettersi di restare tra le proprie mura domestiche. Lo Stato finanzia le spese di cura e quelle alberghiere soltanto in una casa di cura (Alex Holyoake, unsplash). (Alex Holyoake, unsplash)

Questi importi massimi, tuttavia, non bastano a coprire i costi di un alloggio assistito. Molti beneficiari di PC bisognosi di cure leggere e che si rivolgono di frequente ai servizi di assistenza e di cura a domicilio (Spitex) non possono quindi più permettersi di rimanere a casa e sono costretti, per ragioni finanziarie, ad entrare in una struttura di cura, visto che in tal caso le spese di assistenza, ma anche alberghiere, sono sostenute dallo Stato. Dal profilo medico un alloggio assistito sarebbe spesso più che sufficiente, e nel complesso addirittura più vantaggioso. Aumentare gl’importi massimi per i canoni d’affitto degli alloggi assistiti sarebbe quindi una possibile soluzione, a tutto vantaggio dell’autonomia dei beneficiari e delle casse dello Stato.

Il Parlamento ha respinto l’introduzione su scala nazionale di un tetto massimo per le pigioni degli alloggi assistiti, e non possiamo che compiacercene! Non che l’idea in sé sia sbagliata, ma una soluzione a livello federale non terrebbe debitamente conto delle peculiarità dei singoli Cantoni. Un importo unitario risulterebbe ad esempio troppo elevato nel Canton Uri e insufficiente a Ginevra. Questo non significa che i Cantoni non debbano approfondire l’idea, al contrario. Giura e Grigioni hanno già inserito questo tipo di contributi nelle rispettive legislazioni cantonali e in altre regioni sono tuttora al vaglio dei modelli analoghi.

Siccome le prestazioni complementari nelle case di cura sono finanziate con il gettito fiscale cantonale, i Cantoni dovrebbero poter decidere autonomamente se e in che misura versare dei contributi supplementari per l’alloggio assistito. Con una simile soluzione il potenziale di risparmio è maggiore nelle regioni in cui nelle case di cura si concentra un elevato numero di beneficiari di prestazioni complementari bisognosi di poca assistenza.

D’altro canto si può presumere che molti bisognosi di cura non vogliano entrare in una struttura assistita in età troppo avanzata, bensì prima che l’aggravarsi delle loro condizioni di salute rendano il ricovero ineluttabile. I risparmi generati dall’entrata posticipata di alcuni mesi in una casa di cura devono quindi compensare almeno le uscite dovute a un ricovero anticipato spesso di vari anni in una struttura assistita. Trovare il giusto equilibrio è di vitale importanza e l’esercizio è diverso da Cantone a Cantone. Conviene lasciare il tempo ai Cantoni di fare le loro esperienze e contrastare la tentazione di cedere a una normativa nazionale.

Il presente contributo è stato pubblicato nell’edizione di maggio 2019 della rivista «Schweizer Versicherung».