Trent’anni fa è stata varata la legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità (LPP). Da allora, le premesse che hanno portato all’introduzione di questa legge sono radicalmente cambiate. È pertanto necessario dare un nuovo volto alla previdenza professionale. Eppure, questa riforma è oggetto di ostruzionismo: nonostante le numerose proposte sul tappeto, le obiezioni sembrano non avere fine, bloccando così le necessarie riforme. Nel loro libro, gli autori intendono sfatare miti e presentare proposte di riforma imperniate su tre principi liberali fondamentali:

1. Gli assicurati devono essere trattati come cittadini responsabili

Rispetto agli anni 1980, la società odierna è caratterizzata da una mobilità maggiore e da un individualismo più marcato. La scarsa rappresentanza degli assicurati tra i membri dei consigli di fondazione, se consideriamo la loro proporzione reale, ha come conseguenza che le decisioni degli istituti di previdenza si rivolgano inevitabilmente all’«assicurato medio» e che i particolari bisogni dei lavoratori non vengano presi sufficientemente in considerazione. Gli assicurati dovrebbero quindi avere la libertà di decidere quale strategia di investimento adottare nel regime sovraobbligatorio e, a medio termine, a quale istituto di previdenza affiliarsi.

2. Il finanziamento della previdenza professionale deve rispettare il sistema e il principio dell’equità generazionale

Parametri tecnici, come il tasso d’interesse minimo e l’aliquota di conversione, dipendono unicamente dalla speranza di vita e dal rendimento previsto sul mercato dei capitali, due fattori che non ricadono nel raggio d’influenza della politica. Un’aliquota di conversione regolata per legge non riesce a tenere il passo con la realtà, portando così a rendite troppo elevate e a ridistribuzioni annue tra 600 milioni e 1500 milioni di franchi che danneggiano il sistema. Di conseguenza, l’aliquota di conversione non dovrebbe essere stabilita dalla politica, bensì dal consiglio di fondazione dell’istituto di previdenza. Allo stesso modo, si dovrebbe frenare il sovvenzionamento indiretto del risparmio previdenziale tramite premi di rischio eccessivi.

3. Il secondo pilastro deve diventare più efficiente

La LPP si è evoluta a partire da strutture preesistenti, dando così luogo a un panorama delle casse pensioni frammentato ed eterogeneo. Tale complessità rende la previdenza professionale più costosa e misure per migliorarne l’efficienza necessarie. Piuttosto che definire minuziosamente le prestazioni, la legge dovrebbe stabilire un contributo minimo e ridurre il più possibile gli oneri potenziali per gli enti pubblici. Spese amministrative e gradi di copertura possono essere effettivamente confrontabili solo se definiti in maniera chiara e vincolante. Infine, un sistema di vigilanza centralizzato e l’abolizione del trattamento speciale nei confronti delle casse di diritto pubblico dovrebbero garantire parità di condizioni per tutti gli istituti di previdenza.

Per maggiori informazioni sull’argomento: “Verjüngungskur für die Altersvorsorge”, Jérôme Cosandey e Alois Bischofberger, Neue Zürcher Zeitung, Zurigo 2012.