Dal 2014 – cinque anni dopo l’apertura del mercato dell’energia elettrica per i grandi acquirenti – anche le economie domestiche e le piccole e medie imprese dovrebbero poter scegliere il proprio fornitore di energia elettrica. Tuttavia, la promessa politica fatta più di dieci anni fa dal Coniglio federale non è stata mantenuta: a tutt’oggi circa la metà dell’energia viene smerciata in regime di monopolio. In altre parole, i consumatori dipendono in tutto e per tutto dai distributori locali.

Una spiegazione è senz’altro la forte pressione sui prezzi dell’energia in Europa – e di riflesso in Svizzera – a causa della recessione innescata dalla crisi finanziaria. È chiaro che in una simile situazione i produttori svizzeri sono stati ben contenti di poter vendere almeno la metà dell’energia elettrica non soltanto a prezzo di costo, ma addirittura con qualche margine di profitto. Chi ne ha fatto le spese sono milioni di economie domestiche e piccole imprese in Svizzera.

Il duplice ruolo dei cantoni

La suddivisione del mercato dell’energia «invoglia» i fornitori a operare scelte piuttosto creative: spesso l’elettricità acquistata a basso prezzo viene distribuita soltanto ai grandi acquirenti per i quali bisogna imporsi in regime di libera concorrenza. Sul fronte opposto troviamo invece l’energia elettrica prodotta in casa a costi spesso maggiori e che viene venduta ai piccoli consumatori, riforniti in monopolio. Sebbene alcuni anni fa il Tribunale federale abbia stigmatizzato questa prassi, a livello politico ci si sta adoperando per creare le basi legali necessarie ad adottarla.

Traliccio dell’alta tensione presso la centrale di Klingnau. (Wikimedia Commons)

Se si analizzano i rapporti di proprietà dei principali produttori di energia elettrica in Svizzera salta all’occhio che quasi tutte le centrali sono nelle mani di cantoni o comuni. Dal punto di vista del consumatore è quindi difficile non sospettare che il duplice ruolo politico dei cantoni, in quanto proprietari da un lato e legislatori dall’altro, abbia contribuito piuttosto a rallentare e non a promuovere la completa apertura del mercato.

Vantaggi concorrenziali dei fornitori esteri

Gli anni che dal 2014 sono «andati persi» hanno probabilmente avuto anche un altro effetto negativo sull’economia del nostro Paese: a differenza del resto d’Europa, che da anni ha spalancato le porte ai mercati dell’energia elettrica a tutti i consumatori, i fornitori svizzeri che sinora hanno sviluppato nuove soluzioni a misura di cliente si contano sulle dita di una mano. Le possibilità offerte dalla digitalizzazione non arrivano fino al piccolo consumatore e la mancanza di stimoli concorrenziali rende poco attrattivi i relativi investimenti da parte dei produttori.

Questa situazione è poco soddisfacente, non soltanto per i consumatori ma anche per i fornitori di energia elettrica. Il mancato sviluppo del prodotto si traduce in una perdita di innovazione rispetto alla concorrenza estera, che dispone già di una pluriennale esperienza con il segmento dei piccoli consumatori. Più verrà ritardata l‘apertura del mercato, maggiore sarà il vantaggio concorrenziale che i produttori esteri avranno accumulato.

Dal punto di vista economico la completa liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica è la parola d’ordine del momento, e se necessario dovrebbe essere attuata anche a prescindere da altre riforme del settore energetico.

Il presente articolo è stato pubblicato il 22.11.18 in «Die Volkswirtschaft» quale rubrica del tema di fondo«Apertura del mercato dell’energia elettrica».