«Nessuno può venir obbligato a prestare il servizio militare». Questa formulazione del testo dell’iniziativa del GSsE per una modifica dell’articolo 59 della Costituzione federale lascia qualche spiraglio alla milizia volontaria. La concreta fattibilità di un impiego di milizia totalmente volontario per l’esercito è discutibile. Le esperienze all’estero mostrano che il reclutamento di un numero sufficiente di volontari qualificati non è impossibile ma di sicuro molto impegnativo. In Svizzera sarà probabilmente ancora più difficile arruolare personale di milizia utile su base volontaria, visto che il mercato del lavoro elvetico offre ai giovani molte più possibilità e stipendi più elevati che nei paesi limitrofi. Occorrerà quindi pensare a degli incentivi maggiori per assicurare all’esercito il contingente necessario. Vi sono elementi per affermare che la proposta del GSsE di abolire la leva obbligatoria senza una proposta sostitutiva sia possibile solo se si va in direzione di un esercito professionista, eventualmente integrato da alcune unità di milizia.

Ma su questo non vige un consenso. Inoltre il GSsE lascia aperta la questione su come andrebbe organizzato l’esercito in caso di accettazione della proposta. Perché dopotutto l’abolizione dell’esercito è ancora il loro vero obiettivo a lungo termine, con la proposta di abolizione del servizio di leva si vuole solo trovare una via meno diretta e a più ampio respiro.

Anche se gli argomenti del GSsE (probabilmente) falliranno, ciò non significa che le domande sull’obbligo di leva spariranno dal tavolo delle trattative. Ad eccezione dell’Austria e della Svizzera tutti i paesi dell’Europa centrale hanno abolito o sospeso il servizio militare. In Europa settentrionale, il servizio di leva vige sempre ancora in Finlandia e Norvegia, cosa che dipende dalla Storia di questi paesi, rispettivamente dalla loro posizione geo-strategica (confine con la Russia). Questo dimostra che il dibattito sul servizio di leva in Svizzera non è solo motivato dal profilo della sicurezza politica. Piuttosto, ruota intorno alla tradizione militare e al principio di milizia che è espressamente sancito nella Costituzione federale (Art. 58 Abs. 1 BV). In effetti il modello militare svizzero è, a livello europeo, abbastanza particolare. Dopo un’istruzione di base piuttosto breve i militari svolgono il loro servizio su diversi anni sotto forma di corsi di ripetizione.

Sia nelle funzioni specialistiche che nel corpo ufficiali il numero di soldati di professione è sì in crescita, ma rimane sempre ancora di piccola entità. Nonostante questo aumentano anche in Svizzera le crepe nel principio di milizia. La partecipazione alle attività di milizia civile (per esempio nei partiti o nelle associazioni) è palesemente in caduta libera. Se 15 anni fa una persona su due svolgeva delle attività di volontariato a beneficio della comunità, oggi è solo un terzo.

Un’inversione di tendenza è improbabile. Anche nell’esercito il principio di milizia ha perso quota. Prima di tutto, oggigiorno solo la metà della popolazione maschile svizzera assolve in modo completo il servizio di leva, e ciò rappresenta una forte disuguaglianza di trattamento davanti agli obblighi militari. In secondo luogo, siccome il servizio viene svolto in gioventù, la maggior parte del contingente dell’esercito ha meno di 30 anni (vedi grafico). La maggior parte di loro può ancora fare carriera o fondare una famiglia. Terzo: la restrizione del principio di milizia militare ai giovani di sesso maschile sta diventando sempre più discutibile.

Da una parte la presenza femminile è in forte crescita in tutti gli ambiti sociali, dall’altra parte il numero di stranieri nella popolazione aumenta. Se andiamo a vedere le coorti di tutti i 23enni residenti in Svizzera (100.000persone) soltanto il 16% circa è incorporato nell’esercito.

E qui giunge la proposta di Avenir Suisse: con la trasformazione dell’obbligo di leva in un obbligo di servizio generale si garantirebbe più coscienza e credibilità a questo principio di milizia così importante per la Svizzera.

Naturalmente, le ripercussioni sull’organico dell’esercito vanno poi analizzate in dettaglio. A differenza di un’abolizione dell’obbligo di leva senza sostituzione, questa soluzione lascia più margine di manovra nella gestione dell’organico dell’esercito, sia per quanto riguarda i giorni di servizio, sia per la retribuzione materiale.

E per finire un obbligo generale di servizio civile non impone un obbligo di prestare servizio militare alle donne come è stato più volte erroneamente riportato sui media. Piuttosto lascia a tutti la possibilità di scelta tra attività militari o civili. Un aumento del numero di donne nell’esercito (oggi dello 0,6%) non può che venire salutato con soddisfazione tenendo conto del principio di milizia.

Qualche settimana fa in Austria vi è stata una consultazione popolare sull’abolizione dell’obbligo di leva. La maggioranza dei cittadini si è espressa per lo status quo. Tuttavia, l’alternativa era quella di un esercito di professionisti. Siamo curiosi di vedere quale direzione prenderà la prevista riforma del servizio militare. A differenza del GSsE, Avenir Suisse non vuole indebolire l’esercito ma rafforzare il principio di milizia, anche e soprattutto nell’esercito.