Il telelavoro era già in crescita prima della pandemia, ma nelle ultime settimane la sua diffusione è stata – per forza maggiore – fortemente accelerata. Mentre l’anno scorso solo il 5% degli occupati svolgeva più del 50% dei propri compiti lavorativi da casa con il computer, al momento almeno un quarto degli occupati è costretto a lavorare unicamente da casa.
Ma in che misura lo «smart working» perdurerà dopo che la pandemia sarà passata? Ora che molte aziende (e i loro dipendenti) si sono adattate alle nuove condizioni, non si tornerà alla situazione precedente. Del resto, anche in tempi normali il telelavoro offre alcuni indubbi vantaggi. L’assenza di vincoli orari facilita ad esempio la conciliazione tra famiglia e lavoro.
Ovviamente, se – come ora – le scuole sono chiuse, le condizioni per il lavoro «smart» da casa non sono ideali. Ma persino nella difficile situazione attuale sono in molti ad apprezzare il tempo risparmiato evitando il quotidiano tragitto casa-lavoro.
Il telelavoro ha però anche i suoi limiti. Molte imprese non lo vedono di buon occhio, non sono tanto per la mancanza di controllo quanto per le difficoltà di coordinare il telelavoro. Nelle nostre aziende la produzione in team rimane essenziale. Il telelavoro è invece più adatto ad un tipo di produzione individuale. In molte professioni la produttività del lavoro dipende però dall’uso di macchine e impianti molto specializzati. Insomma, non si può ricreare un laboratorio o una fabbrica in ogni casa.
Secondo nuove stime di Avenir Suisse, in Svizzera un terzo circa delle professioni potrebbe in teoria essere svolta da casa. Il telelavoro è più facile nei servizi, soprattutto nelle professioni maggiormente qualificate: il 37% dei lavoratori altamente qualificati svolge una professione con possibilità di telelavoro, mentre tra i meno qualificati la percentuale è solo del 10%.
In alcuni settori come la ristorazione, il turismo, i servizi alle persone, l’industria, il telelavoro non è oggi un’opzione, e non lo sarà probabilmente mai. Ma il progresso tecnologico e l’evoluzione dell’economia, orientata maggiormente ai servizi e al «knowledge worker», rendono il telelavoro sempre più possibile.
Certo, passato il periodo di confino saremo ben contenti di ritrovare in carne e ossa i nostri colleghi di lavoro – o almeno la gran parte di loro. Sono però convinto che almeno una giornata di telelavoro alla settimana diventerà prima o poi una consuetudine di molti posti di lavoro. E tanto meglio così.
Questo podcast è stato pubblicato il 20.04.2020 nel programma Plusvalore su RSI Rete Due.