Il 28 febbraio 2018, un mercoledì, entrerà negli annali della storia del Parlamento come il giorno del protezionismo: una maggioranza del Consiglio nazionale intende reintrodurre il contingentamento del latte ed evitare la formazione di un prezzo di mercato. La misura favorirebbe il rincaro, con inevitabili ricadute sull’esportazione di formaggio. Al tempo stesso si chiede la modifica del programma di foraggiamento basato sulla superficie inerbita. La Camera bassa ha inoltre incaricato il Consiglio federale di escludere l’olio di palma dai negoziati per l’accordo di libero scambio con la Malaysia. Sarebbe come se il Paese asiatico chiedesse a sua volta di stralciare i prodotti farmaceutici svizzeri.

Il decreto danneggia la posizione negoziale della Svizzera, che concludendo un simile accordo faciliterebbe l’accesso della nostra industria d’esportazione ad un importante mercato di sbocco. Si tutelano invece gli interessi dei produttori di olio di colza indigeni, che nota bene generano lo 0,2 per mille soltanto del valore aggiunto del nostro Paese.

Prezzo minimo per lo zucchero svizzero

E non è tutto: dietro al numero 15.479 si cela un‘iniziativa parlamentare di Jacques Bourgeois, il consigliere nazionale friburghese nonché direttore dell’Unione svizzera dei contadini, che è riuscito a far sostenere la sua proposta «Basta svendere lo zucchero! Per la salvaguardia dell’economia indigena dello zucchero». Il prezzo minimo richiesto per il dolcificante per antonomasia è di 600 Franchi per tonnellata.

Per salvaguardare la produzione indigena di zucchero va ora introdotto un prezzo minimo anche per le barbabietole. (Wikimedia commons)

Nella discussione si è perso di vista il cioccolato e le pressioni concorrenziali cui sarebbe esposto. Le aziende del settore temono infatti di dover seguire l’onda non appena l’Unione europea avrà concluso un accordo commerciale con gli Stati del Mercosur. Rispetto alla concorrenza belga si prospettano dazi doganali superiori del 20 per cento circa, che per la piazza di produzione svizzera equivalgono a costi supplementari impossibili da evitare nell’ordine di 50 milioni di Franchi. Le Camere mettono i bastoni tra le ruote alle imprese svizzere e privano l’industria saccarifera di ulteriori possibilità di sviluppo.

Libertà imprenditoriali per i contadini

Anziché erigere nuove barriere protezionistiche servirebbe favorire la concorrenza e incrementare la deregolamentazione – anche nel settore agricolo. In Svizzera, per garantire maggior libertà di movimento agli animali, è stato vietato l’allevamento in gabbia del pollame. Paradossalmente è invece l’agricoltura a non avere praticamente nessuna possibilità di agire, stretta com’è in un corsetto di norme, riassunte in 128 tra leggi ed ordinanze. Da liberi imprenditori i contadini svizzeri si stanno trasformando in organi esecutivi dello Stato.

Uno dei compiti più nobili di un’associazione di categoria è la lotta alle regolamentazioni limitative. Ma chi spera nel varo di un pacchetto globale di deregolamentazione in campo agricolo da parte dell’Unione svizzera dei contadini aspetta invano. Si preferisce puntare sull’ulteriore incremento delle sovvenzioni, anche se a scapito di altri settori.

Questo articolo è stato pubblicato nella «Handelszeitung» dell’8 marzo 2018.