Di tanto in tanto le iniziative popolari riservano alcune sorprese. Non è ciò che si può dire del risultato della votazione dello scorso 14 giugno in merito all’introduzione di un’imposta federale sulle successioni. La bocciatura preannunciata è l’ultima di una lunga serie di sconfitte per i sostenitori di una maggiore ridistribuzione e di più alte imposte sulla sostanza. Il fatto che il popolo abbia rigettato l’iniziativa 1:12, l’iniziativa sui salari minimi e l’abolizione dell’imposizione forfettaria ne è la prova.

Alcuni inizianti sono stati spinti da motivazioni legate all’invidia: essi preferirebbero una Svizzera più povera nel suo insieme, ma più egalitaria. Molti simpatizzanti di una o dell’altra iniziativa erano preoccupati soprattutto di migliorare il destino delle economie domestiche con un reddito modesto. Queste forze «progressiste» potrebbero essere scoraggiate da questa nuova sconfitta – ma sussistono comunque altre possibilità. Il potere d’acquisto delle economie domestiche a basso reddito può essere aumentato anche in modo liberale, senza l’introduzione di nuove tasse. Di seguito quattro misure concrete:

  1. Ridurre la protezione agricola: in Svizzera, il 20% più povero delle economie domestiche spende il 13% del proprio reddito per far fronte alle spese alimentari, quasi il doppio rispetto alla media. Ma in nessun altro paese (fatta eccezione per Norvegia e Giappone) la protezione dell’agricoltura è così forte. I dazi sulle importazioni dei beni alimentari rincarano i costi della vita. A causa di questo protezionismo i prezzi pagati ai produttori nazionali sono quasi del 50% più elevati rispetto alle importazioni. Di questo approfitterebbero in modo sproporzionato i meno abbienti. Quasi nessun’altra politica è tanto antisociale quanto la nostra politica agricola. La lobby dei contadini tuttavia se ne occupa poco: dopo la quasi abolizione del Principio Cassis de Dijon, con l’iniziativa popolare federale «Per la sicurezza alimentare»si profila già una nuova minaccia per il prossimo turno di rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari.
  2. Costruire più abitazioni: Anche i costi abitativi gravano i redditi modesti in modo eccessivamente forte: il 20% più povero delle economie domestiche versa circa il 30% del reddito per le spese dell’alloggio, 10 punti percentuali in più rispetto alla media. Recenti studi internazionalimostrano che l’aumento dei prezzi dei terreni e degli immobili contribuiscono maggiormente all’inasprimento delle disparità patrimoniali. Chi si oppone alle densificazioni delle città asseconda quindi gli affitti più alti. Ciò vale anche per i partigiani di una protezione ambientale estrema, che nega categoricamente qualsiasi sfruttamento di nuovo terreno edificabile – anche quando gli azzonamenti sono pianificati nelle immediate vicinanze di grandi agglomerazioni e contribuiscono poco alla cementificazione del paesaggio.
  3. Evitare una politica fiscale paternalista: l’aspirazione verso una società esente da rischi ha lasciato segni visibili nel budget. Le tasse sull’alcol e sul tabacco così come i costi della prevenzione della dipendenza al gioco gravano eccessivamente i redditi bassi. Secondo l’indagine sul consumo dell’Ufficio federale di Statistica, il 10% più povero delle economie domestiche versa percentualmente tre volte tanto rispetto al 10% più benestante per questi «vizi» fortemente tassati. Tuttavia l’effetto di questi contributi è discutibile.
  4. Non strozzare l’immigrazione: Alcuni studi hanno mostrato che la forte immigrazione persistente di lavoratori altamente qualificati dall’Unione Europea verso la Svizzera ha un’influenza globale positiva sui salari bassi. La pressione salariale – se ve ne è una – si riscontra piuttosto per quanto riguarda i lavoratori indigeni più qualificati. La recente immigrazione ha quindi favorito i salari bassi. Ciò non è da ricondurre tanto alle discutibili «misure di accompagnamento», quanto piuttosto alla complementarietà tra immigranti e persone poco qualificate. In poche parole: se aumenta il numero di ingegneri tedeschi in Svizzera, aumenta anche la domanda di tassisti, muratori e personale di vendita. In caso di una limitazione dell’immigrazione questi ultimi sono coloro che hanno più da perdere.

Queste sono solo alcune tra le numerose misure possibili atte a migliorare sensibilmente la situazione delle economie domestiche a basso reddito senza alcun aumento delle prestazioni sociali. È un paradosso il fatto che coloro che si definiscono difensori degli interessi di chi è svantaggiato siano spesso gli stessi a dimostrarsi scettici verso l’abbandono del protezionismo agricolo, l’incremento della densificazione o le liberalizzazioni mirate a ridurre i costi. Alcuni potrebbero addirittura parlare di una contraddizione.