Sempre più persone continuano a lavorare anche in età avanzata. Più il grado di formazione elevato, maggiore è l’integrazione nel mercato del lavoro. È quanto rivelano i dati di Eurostat, l’Ufficio Statistico dell’Unione Europea riportati accanto. Il grafico illustra la media delle persone attive fra i 65 e i 69 anni in alcuni paesi dell’UE, in Norvegia e in Svizzera, secondo il grado di formazione.
Americani particolarmente attivi
L’aumento delle persone anziane ancora attive con un alto grado di formazione era prevedibile. Notevole è comunque la differenza fra i livelli di formazione e fra i paesi. In Norvegia così come in Svizzera un terzo delle persone con una formazione di grado terziario continua a lavorare dopo i 65 anni. (Il grado terziario comprende in Svizzera le Università, le scuole universitarie professionali e le alte formazioni professionali). Il tasso di partecipazione è aumentato a partire dal 2004 nella maggior parte dei «vecchi» paesi dell’UE, soprattutto in Germania (dall’11,3 % al 19,8 %), grazie agli incentivi delle riforme del governo Schröder. L’eccezione è rappresentata dai paesi che ancora soffrono degli effetti della crisi, ovvero Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. In Spagna il tasso è addirittura diminuito dal 18 % (2004) all’11,5 % (2013).
L’Europa resta comunque lontana dai livelli riscontrati negli Stati Uniti. Secondo uno studio della Brookings Institution, oltre oceano il 50 % degli uomini e oltre il 40 % delle donne fra i 62 e i 75 anni con una formazione universitaria rimane nel mondo del lavoro. Un tasso di partecipazione così alto non è unicamente spiegabile attraverso un sistema meno generoso delle pensioni. Come in Europa, il piacere di lavorare è un motivo importante per l’impegno professionale profuso dai seniors altamente qualificati.
Migliore qualità di vita
In un sondaggio condotto dalla Commissione Europea nel 2012 fra il 50 e il 75 % degli over 65 ancora attivi e con una formazione terziaria citava la gioia nel lavorare e altri criteri non materiali come motivo principale del loro prolungato impegno professionale. Tutti ne beneficiano: le imprese e l’economia nazionale, poiché le competenze e le conoscenze non spariscono e si riduce la carenza di forza lavoro; i fondi pensionistici che continuano a ricevere contributi, e da ultimo i dipendenti stessi, i quali migliorano la loro qualità di vita grazie all’attività lavorativa.
Sarà difficile aumentare la partecipazione al mercato del lavoro delle persone meno qualificate a livello di quelle altamente qualificate. I primi sono ancora spesso occupati in professioni fisicamente esigenti e non subiscono con il pensionamento una riduzione sensibile delle entrate. Per loro la pensione rappresenta una possibilità allettante. È tuttavia importante allungare la durata di attività di queste persone per raggiungere un finanziamento sostenibile dei fondi pensionistici, operando su diversi livelli, ad esempio:
- aumentando o rendendo flessibile l’età legale di pensionamento e eliminando gli incentivi al prepensionamento;
- offrendo nuove vie di formazione continua anche per gli over 65 (i buoni per una formazione continua sono un regalo interessante per un anniversario di servizio) così come le possibilità di lavoro a tempo parziale;
- orientandosi verso la formazione dei colleghi più giovani e la consulenza ai clienti più fedeli grazie a orari di lavoro maggiormente flessibili. Un cambiamento delle funzioni presuppone tuttavia un’accettazione di condizioni salariali.
- prendendo in considerazione, per i più qualificati, il lavoro indipendente come consulenti, associati o opinionisti. La crescente importanza del settore dei servizi nelle economie avanzate agevola questa tendenza.