Possiamo affermarlo senza temere di esagerare: l’Unione Europea non fa sognare, e ciò non solo in Svizzera ma anche nei paesi membri. Eppure l’opinione pubblica europea – fatta eccezione per quelle italiana e inglese, di gran lunga le più euroscettiche –, quando interrogata al proposito non esita ad indicarne i benefici. Secondo l’ultimo sondaggio dell’Eurobarometro, 57% degli abitanti dell’UE indicava tra i punti più positivi la libera circolazione delle persone e il mercato unico. Altre pietre miliari dell’integrazione europea, come l’euro, raccolgono invece molto meno consensi.
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Effetti spettacolari
Un ambizioso studio appena pubblicato da un team di economisti della Banca centrale francese ci permette di meglio capire le ragioni di tale sentimento. Intitolato «Les coûts de la non-Europe, revisités» il rapporto quantifica i guadagni in benessere generati dalla libera circolazione di merci e servizi, introdotta nel lontano 1993.Ebbene, la creazione del mercato interno, nel quale le merci possono circolare tra i paesi membri con la stessa facilità con cui si muovono all’interno di un singolo paese, ha avuto effetti spettacolari dal punto di vista economico. Grazie al mercato unico, gli scambi sono aumentati del 109 per cento in media per le merci e del 58 per cento per i servizi. Questo effetto è di ben tre volte superiore a quello che si sarebbe registrato se i paesi membri avessero semplicemente instaurato un’area di libero scambio, rinunciando così a dazi doganali, senza però armonizzare in profondità le loro legislazioni.
Grandi vantaggi per le piccole economie
Lo studio stima guadagni in termine di benessere associati all’integrazione dei mercati nazionali equivalenti al 4,4% dei redditi. Ciò può sembrare poco, ma va subito precisato che i vantaggi sono stati ben più grandi per le piccole economie aperte (come l’Olanda, l’Austria e i paesi dell’Est) che per i grandi stati come Francia o Germania. La ragione è presto trovata: questi ultimi disponevano già prima del singolo mercato europeo di mercati interni estesi.
Da ultimo, gli economisti francesi stimano che se i paesi europei dovessero in futuro abbandonare il mercato comune ne risulterebbero perdite notevoli in termine di benessere economico: in Ungheria i redditi diminuirebbero del 17%, in Olanda e in Belgio del 10%, pari quindi a una severissima depressione economica.Queste cifre devono fare riflettere anche gli svizzeri. Il rinuncio eventuale agli accordi bilaterali con l’UE – anche se per tornare a una zona di libero scambio – lascerebbero tracce profonde nei nostri portafogli.
Plusvalore
Il podcast bimensile di Marco Salvi per il programma Plusvalore di Rete Due
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Marco Salvi
Non abbiamo il monopolio del benessere
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Il PIL pro capite sovrastima il livello di benessere della Svizzera. Esiste però un’alternativa migliore per misurare la prosperità di un paese.
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Non c’è dubbio, la Svizzera è un paese ricco. Ma quanto esattamente? Confronti internazionali spesso ricorrono al Prodotto interno lordo (PIL) pro capite quale misura del livello di benessere. Da quando però l’anno scorso il PIL dell’Irlanda aumentò di botto del 30%, è diventato chiaro a tutti che serve un’alternativa. Questo balzo del PIL era stato causato unicamente dalla riallocazione di alcune posizioni di bilancio di multinazionali americane, senza riscontro diretto nel benessere quotidiano degli irlandesi.
Eppure, un’alternativa che meglio riflette lo standard di vita reale ci sarebbe: si chiama Consumo Individuale Effettivo. A differenza del PIL, questa misura non si basa sulla produzione, ma, come il nome indica, sul consumo dei residenti. Essa integra anche la categoria – sempre più importante – degli acquisti effettuati dallo Stato a beneficio diretto degli individui, ad esempio prestazioni ospedaliere o sovvenzioni per l’alloggio sociale.
In molti paesi europei la differenza tra PIL e consumo effettivo è trascurabile. Non però in quelle piccole nazioni, fortemente globalizzate, che sono diventate importanti piazze economiche per imprese multinazionali. Tra queste vi è appunto l’Irlanda, il Lussemburgo, ma anche la Svizzera.
Così, nel nostro paese il PIL pro capite supera di quasi il 70% quello italiano. Ma se guardiamo ai consumi effettivi, il divario di benessere con l’Italia si dimezza. Il livello svizzero dei consumi è di poco superiore a quello austriaco o a quello tedesco, a riprova del fatto che sul vecchio continente il nostro paese non ha il monopolio del benessere.
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Questo contributo è apparso nell'edizione di lunedì 13 marzo 2017 del programma «Plusvalore».
Per gentile concessione di «RSI Rete due».